Un nuovo capitolo si apre nella vicenda di Eluana Englaro
dopo il no della Clinica "Città di Udine" ad accogliere la donna, in stato vegetativo persistente da 17 anni, per dare attuazione al decreto della Corte di appello di Milano che ha autorizzato il distacco del sondino per la nutrizione artificiale. Protagonista è il ministro del Welfare Maurizio Sacconi: la Procura di Roma ha infatti iscritto sabato Sacconi sul registro degli indagati con l'accusa di violenza privata in merito al caso.L'avvio dell'inchiesta, spiega la Procura, è «un atto dovuto» dopo una denuncia presentata dai Radicali: vi si ipotizzava il reato nei confronti dei sanitari della casa di cura "Città di Udine" e si chiedeva di verificare in che termini le affermazioni di Sacconi - che lo scorso dicembre ha firmato un atto di indirizzo alle Regioni in cui si definisce illegale la sospensione dei trattamenti di idratazione-nutrizione artificiale in tutte le strutture del Servizio sanitario nazionale - avessero impedito di dar corso al decreto della Corte d'appello di Milano. Una notizia che ha riacceso le polemiche, mai sopite, sul caso, mentre la famiglia Englaro ribadisce il proposito di andare avanti nell'obiettivo di porre fine alle sofferenze di Eluana.
Sacconi: «Non mi intimidiranno». Ferma la reazione di Sacconi, che affida ad un comunicato stampa il proprio commento: «Non ho compiuto atti "violenti" verso alcun erogatore sanitario, per cui - dice - attendo fiducioso la rapida conclusione di questa iniziativa giudiziaria, per la quale l'intento dei querelanti appare, esso sì, intimidatorio». E ancora, parlando oggi a Londra a margine di un incontro con il suo omologo britannico: «È assurdo che questo atto sia stato attratto in una dimensione penale. Questa sì che è un'intimidazione, ma io non sono un tipo che si fa intimidire. Ribadisco la mia serenità in quanto ho assunto con scienza e coscienza l'atto di indirizzo rivolto all'intero Servizio sanitario nazionale. Ho ritenuto mio dovere farlo - precisa il ministro - perché Ponzio Pilato non fu certo un esempio di buon governo».
Le reazioni. Parole che riscuotono l'immediata solidarietà di numerosi esponenti della maggioranza: Sacconi, afferma Isabella Bertolini, del direttivo Pdl, «con il proprio atto di indirizzo, si è limitato a ribadire quello che è già disciplinato dalle leggi italiane. Nel nostro Paese le persone non si uccidono». E la «solidarietà esplicita dei ministri del governo Berlusconi» chiedono otto deputati e senatori Pdl, mentre attestati di stima arrivano pure da Udc e dal governatore della Lombardia Roberto Formigoni. Dura presa di posizione anche dal sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano: indagare il ministro, afferma, «significa provare a condizionarlo. Ancora una volta, parte della magistratura fa una scelta militante di morte, a fronte della scelta per la vita operata da Sacconi». Di segno opposto i commenti dell'opposizione: «È doveroso che ci sia un'indagine della magistratura perché - sottolinea Ignazio Marino (Pd) - va compreso se il ministro abbia fatto un abuso della propria carica», mentre per Marco Cappato (Radicali), l'indagine «riapre un minimo spiraglio di legalità e di rispetto dello Stato di diritto».
Casini: «Io sto con Sacconi». «Io sto con il ministro Sacconi senza se senza ma, anzi colgo l'occasione per esprimergli solidarietà». Lo ha detto Pier Ferdinando Casini a proposito della vicenda di Eluana Englaro. «Il ministro Sacconi - ha aggiunto il leader dell'Udc - ha posto una questione di ordine generale inerente al rispetto della legge. Francamente mi verrebbe da dire che è quasi uno scherzo la notizia dell'indagine giudiziaria che può riguardarlo su questo punto , noi stiamo con Sacconi».
Ma la famiglia va avanti. Polemiche che non scuotono la famiglia Englaro, e nemmeno i media schierati sulle posizioni del padre, che anche ieri hanno dato grande evidenza alla consegna da parte di Beppino Englaro alla figlia di diciassette rose rosse (in segno dei diciassette anni di "sofferenza" che la figlia avrebbe trascorso in vita contro la sua stessa volontà), e quasi nessuna alla fiaccolata per "salvare" Eluana che si è svolta a Lecco, promossa dal Centro di aiuto alla vita. «La famiglia ha intenzione di andare avanti, ma i contatti che si cercherà di prendere con altre strutture in futuro - annuncia il neurologo Carlo Alberto Defanti, che ha in cura Eluana - non saranno comunicati alla stampa». Chiare anche le parole della curatrice di Eluana, l'avvocato Franca Alessio: «Se non si dovessero trovare altre soluzioni ritorneremo a chiedere con forza che l'attuazione della decisione di interrompere l'alimentazione artificiale a Eluana avvenga in Lombardia, non escludendo neppure la stessa clinica Beato Luigi Talamoni, dove ora è ricoverata». Sembrerebbe invece esclusa l'ipotesi di rivolgersi all'estero: «Altre regioni, come l'Emilia Romagna - afferma Alessi - avrebbero manifestato disponibilità». Immediata giunge però la replica del sottosegretario alla Salute Francesca Martini: l'atto di indirizzo di Sacconi «resta valido per tutte le strutture, anche, ovviamente, quelle che in futuro la famiglia potrà contattare». E proprio in Emilia numerosi medici e operatori sanitari si sono già mobilitati in difesa della vita della donna lecchese, firmando un documento che va contro la posizione della famiglie e sottolineando come le struttre della Regione non siano luoghi di morte.