Ostentano la stessa sicurezza, ma il podio resta ancora lontano. E consapevoli dei pochi giorni che separano gli italiani dalle urne, Matteo Renzi, Beppe Grillo e Silvio Berlusconi alzano il tiro, decisi tutti a puntare a quell’elettorato di centrodestra che fu del Pdl, agli incerti e a quanti pensano di disertare il voto di domenica. La battaglia resta sul campo italiano, ma è il premier a frenare il leader dei 5 Stelle: «Se avessimo voluto concepire le Europee come la grande sfida avremmo messo il nome come Grillo o Berlusconi. Ma non abbiamo messo il nome, noi siamo il Pd. Se abbiamo lo 0,2 per cento in più o in meno affascina lei e i suoi ospiti ma non affascina i cittadini e neanche noi altrimenti avremmo messo il nome sul simbolo», spiega il leader democratico in una delle sue innumerevoli interviste del giorno.Ma il vero problema restano i toni più violenti ancora rispetto alle precedenti tornate elettorali. Ieri l’ex Cavaliere, ricordando il tragico episodio del passato di Grillo, gli ha dato dell’«assassino». Accusa che si aggiunge alle lupare e alle vivisezioni. «Vorrei che si smettesse di vivere la guerra civile verbale che stiamo vivendo, tra cani da vivisezionare e non da vivisezionare», commenta il leader del Pd, forte della sua certezza: «Non basta urlare, bisogna governare, le cose si cambiano mettendosi in gioco». Insomma, è certo Renzi, «la rabbia e l’indignazione sembrano farti sentire meglio, ma noi siamo quelli che alla forza degli insulti e alla polemica rispondiamo con la forza dei fatti».
Ed è proprio il suo Pd a insistere sull’Europa. Quello che si gioca domenica «è un derby tra chi crede che l’Italia possa tornare a essere importante in Europa e chi vuole la rovina del Paese». Di certo, Renzi stoppa Grillo, «il problema delle elezioni europee non è il futuro di Giorgio Napolitano, a cui va detto grazie per aver accettato l’invito di Berlusconi e di Bersani, né il governo». Se Grillo intende «andare sotto il balcone di Napolitano» come ha minacciato più volte, dunque – replica ancora il presidente del Consiglio – «che gli fa, una serenata? Perché altro non può fare».
Le intenzioni dell’ex comico, però, restano ferme. Se vince M5S, il presidente della Repubblica «andrà un po’ prima in pensione». E mentre Grillo si gode il picco di ascolti per il suo intervento nel salotto di Vespa, Silvio Berlusconi spara a pallettoni: «Lui è uno esperto sul non entrare in prigione perché con colpa ha ucciso tre amici, è entrato dentro una strada che aveva un cartello che avvisava "strada impraticabile", lui è riuscito ad uscire dalla sua auto e sono morte tre persone». Davanti alle telecamere di La7, il leader azzurro ricorda il dramma che ha toccato la vita dello showman. «È stato condannato per omicidio plurimo, ha fatto tre mesi di carcere, è un pregiudicato, è un assassino ma la prigione l’ha scampata e non dovrebbe tornare su questi argomenti». Ad ogni modo, aggiunge, «un successo per Fi sarebbe sopra il 21 per cento. Un insuccesso sarebbe sotto il 20. Ma, in ogni caso, io rimarrò al mio posto per difendere la libertà, mia e dell’Italia».
Berlusconi comunque riacquista punti dopo le minacce di vivisezione del suo cagnolino Dudù. Gli animalisti sono tutti dalla sua parte. «Quando Grillo – incalza – esce dal copione a cui collabora Casaleggio, ma non so, viene fuori che è intimamente cattivo. Perché solo uno così può dire che un cane deve essere vivisezionato. Ha un cane che si chiama Delirio ed è una cosa in cui ho ritrovato una certa coerenza». E tanto per rispedire le accuse al mittente, racconta ancora che «nel mondo dello spettacolo Beppe Grillo è conosciuto come quello che non faceva uno spettacolo se non era pagato in nero, solo un giornale ha dato questa notizia: vedere un signore che fa il moralista in tv mi disturba».
Grillo non si scompone facilmente. «Un pover’uomo che non crede nemmeno più in quello che dice», taglia corto rivolto a Berlusconi, «sta zampettando da una televisione all’altra per salvare le sue aziende, non gli elettori». Quanto al premier, lo avvisa: «Credo che Renzi abbia capito di aver perso. E per questo si attrezza per dire che questo voto non conta. Invece conta e questi sono gli ultimi giorni di Pompei». Perché – insiste – «questo voto alle europee è un voto politico. Inutile che ci insegua nelle piazze. Abbiamo già vinto».