Il fattore tempo resta determinante per Matteo Renzi e anche per Giorgio Napolitano. Ma la mossa di Beppe Grillo spiazza il presidente del Consiglio, che al Quirinale cerca di studiare con il presidente della Repubblica la strada migliore. Perché Renzi sa bene che non può rifiutare l’invito del leader Cinquestelle, e proprio dal Colle sono arrivati costanti nel tempo gli inviti ad allargare il tavolo delle regole. Così tra le espressioni che il capo del governo dispensa a raffica nell’intensa giornata vicentina, l’idea di sedersi tutti insieme, «meglio via mail», la dice lunga sulla voglia di chiudere. Perciò l’incursione dell’ex comico appare come una frenata di un treno, ancora fermo per via dei 14 senatori pd, il cui voto potrebbe non essere determinante per chiudere una partita in cui fanno la loro parte i leghisti, ma anche i berlusconiani. E ora anche Grillo.Insomma, quella dell’ex comico potrebbe essere una trappola, con il suo proporzionale ben lontano dal maggioritario renziano. Ma il segretario democratico, costretto a rallentare per non fare mosse azzardate, intende sfruttare la situazione. L’idea di un faccia a faccia in
streaming può rivelarsi un boomerang. Vero è – ragionano al Nazareno – che M5S è costretto a mettere le mani in pasta, per dare un segnale costruttivo a quanti non hanno apprezzato la sterzata a destra nella scelta europea. Resta il fatto che Grillo potrebbe inchiodare Renzi davanti alle telecamere web con una proposta, il "Democratellum", del tutto indigeribile per il Pd, alla quale il premier risponderebbe con l’Italicum, frutto del patto con Berlusconi, destinato a diventare – nel gergo grillino – il "Dittatorellum". Con tutte le carte in mano, però, Renzi intende giocarsi le partite. Su tavoli separati, usando la possibile intesa con M5S come arma contro l’indecisione di Fi e lasciando agli sherpa l’onere del confronto diretto via web coi grillini. Il Carroccio chiede di non apliare troppo le materie da spostare verso il centro, per non inficiare il federalismo. Quanto a Fi, prova a tenere compatta la coalizione con l’Italicum. E per il Senato, vorrebbe un riequilibrio dei rapporti tra rappresentanti delle regioni e dei comuni (2/3 e 1/3), ridimensionando i secondi, oggi in prevalenza centrosinistra. Renzi studia e attende per calare l’asso.