giovedì 8 marzo 2012
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​Nei primi nove mesi del 2011 gli infortuni sul lavoro sono diminuiti del 4,5%, con un calo più consistente per gli uomini (5%) che per le donne (3,4%). Queste ultime pagano anche un prezzo, in termini percentuali, più alto: al settembre dello scorso anno hanno perso la vita 57 donne (allo stesso periodo del 2010 erano 53), con un incremento del 7,5% contro un decremento dell’1,6% degli uomini. Cifre fornite ieri dal commissario straordinario dell’Inail, Gian Paolo Sassi, durante la presentazione del rapporto Anmil su Donne, lavoro e disabilità: tra sicurezza e qualità della vita.Fra l’altro la maggior parte degli incidenti – sottolinea l’Inail – avviene nel tragitto da casa al lavoro. E così va sottolineata l’incidenza del fattore stress, nella conciliazione famiglia-lavoro: «Siamo molto sotto la media europea – spiega Sassi – perché in Italia non ci sono strutture adeguate. Secondo l’Inail non è più rinviabile una politica di sostegno ai tempi di vita e di lavoro».E poi nel nostro Paese, dove solo una donna su due lavora, alcune sono svantaggiate due volte: infatti, il tasso di occupazione delle donne italiane tra i 20 e i 64 anni – secondo Eurostat – è pari a 49,5 (la media europea è 62,1%), ma tra queste sono una disabile su 10 è riuscita a trovare un lavoro.In Italia i disabili sono 2,8 milioni e per due terzi donne (anche se molte sono anziane, la percentuale sale infatti per la maggiore longevità femminile). Il loro inserimento nel mondo del lavoro resta molto basso, registrando in particolare un netto ostacolo per le donne, che hanno un tasso di occupazione pari appena all’11% rispetto a quello maschile, che è al 29%, come racconta l’Associazione nazionale lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil).«Nel nostro Paese – sostiene l’Anmil nel rapporto – nonostante si possano rinvenire leggi all’avanguardia in materia di salute e sicurezza sul lavoro, non viene dato il giusto riconoscimento al binomio accessibilità e sicurezza». Mentre il reingresso nel mondo del lavoro garantirebbe una vera e compiuta integrazione.Dunque, sempre secondo l’Anmil, si conferma la necessità di una legge che favorisca l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro e annulli gli svantaggi come quello legato alla doppia discriminazione rispetto all’inserimento lavorativo della donna disabile». In effetti a proposito di tutela delle donne lavoratrici e con disabilità esiste già una proposta di legge per iniziativa delle senatrici Silvana Amati (Pd) e Ombretta Colli (Pdl), che promuove il diritto a prestazioni di assistenza psicologica adeguate, la conciliazione tra il doppio ruolo donna e lavoratrice in casa e fuori casa, e la previsione di risarcimenti più adeguati.Infatti, essendo la rendita Inail legata al parametro retributivo (che l’Istat rileva essere inferiore rispetto agli uomini del 20% a parità di ruolo) la disabilità delle donne è economicamente penalizzata. L’Anmil propone tuttavia anche una legge di iniziativa popolare per una delega al governo di un nuovo intervento sistematizzato in materia di infortuni sul lavoro e disabilità. E la raccolta delle 50mila firme necessarie si concluderà il 14 ottobre, "Giornata nazionale per le vittime del lavoro».
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