Alla vigilia delle elezioni politiche, in programma il 24 – 25 febbraio p.v., il Consiglio Nazionale e l’Assemblea Nazionale del Rinnovamento nello Spirito (RnS), sottolineano la loro terzietà rispetto ad ogni schieramento politico e all’elaborazione delle diverse “agende politiche” che vengono presentate agli italiani.
Compresi intorno al Magistero della Chiesa, i responsabili del RnS sottolineano che un Movimento ecclesiale non è, né potrebbe trasformarsi in un soggetto politico. Come afferma il Santo Padre Benedetto XVI, «perderebbe la sua indipendenza ed autorità morale, identificandosi con un’unica via politica e con posizioni parziali e opinabili» (Aparecida, 14 maggio 2007).La nostra missione, piuttosto, è quella di continuare a formare donne e uomini nuovi, costantemente illuminati e rinnovati dalla fede che vitalmente professano, capaci di “fare nuove” tutte le realtà umane, inclusa la politica, esigente forma di carità ed espressione alta della “nuova evangelizzazione” delle realtà temporali. Aneliamo ad una politica che promuova il primato della persona, la promozione dell’uomo nella sua dignità integrale e trascendente, la salvaguardia e la riaffermazione del bene intangibile della famiglia, fondata sull’unione di un uomo e di una donna aperti al dono della vita e dei figli. Una politica che, ispirata alla Dottrina Sociale della Chiesa, trovi nel rispetto della legalità, nel diritto al lavoro, nella libertà educativa e religiosa le più efficaci soluzioni al moltiplicarsi di poveri e di povertà che assediano, quasi senza speranza, la nostra coscienza comunitaria.Ed è proprio a questi “ultimi” che il RnS continua a guardare e a dedicarsi nell’impegno feriale, spirituale e materiale dei nostri 1.900 Gruppi e Comunità sparsi in ogni angolo del Paese, nella convinzione che oggi più che mai il principio costituzionale della “sussidiarietà orizzontale” debba trovare nei movimenti e nelle associazioni di scopo la migliore e più compiuta realizzazione. Lo Stato e i partiti politici, se vorranno venire a capo delle molteplici sfide in atto, dovranno riconoscere il valore provvidenziale delle pedagogie di rinnovamento sociale fondate sui carismi e sui talenti ancora inespressi dei corpi intermedi, che fanno ancora “ricca di bene” e “bella d’anima” la nostra Nazione. Senza una cultura della prossimità e una vicinanza affettiva ed effettiva ai giovani e agli anziani, ai poveri e agli impoveriti, a chi sta perdendo il diritto di cittadinanza attiva e a chi non lo riesce ad acquisire, il Paese non ritroverà un volto unitario e solidale. Non ci pronunciamo sulla composizione delle liste elettorali e sui criteri che hanno portato alla loro definizione, tenuto anche conto dell’inadeguato sistema elettorale vigente, ma auspichiamo che la “partecipazione democratica” ritorni intanto nella vita politica interna ai partiti. È qui che occorre, primariamente, ribadire i concetti di corresponsabilità, di condivisione ideale e di impegno permanente sui principi e sui valori professati, perché il vantaggio sociale del “bene comune” non sia mortificato dalle logiche autoreferenziali e antipolitiche, legate all’imperio di pochi, ancora vigenti nei partiti.Ci rivolgiamo ora a quanti, accomunati dalla medesima fede cristiana, hanno deciso di impegnarsi personalmente in politica, scegliendo l’una o l’altra formazione, nella speranza di portarvi il calore di una moralità nuova e quella capacità di discernimento, di orientamento e d’impegno che discendono dal Vangelo di Cristo. Con simpatia guardiamo a tutti questi amici chiedendo loro di dare corso più che a una nuova “competizione elettorale” ad un moto di “compassione per gli elettori”. La nostra gente invoca atti di giustizia, opere di pace, parole di verità, gesti di misericordia; è stanca di parole e di parolieri, reclama testimoni credenti e credibili. Sarebbe davvero un grande dono per il Paese registrare che proprio i cristiani impegnati in politica possono, vogliono, sanno distinguersi in tale direzione prima degli altri, più degli altri.
Dobbiamo tutto questo, in special modo, ai nostri giovani, la cui estraneità alle “cose della politica” non potrà non preoccupare i governanti che verranno. Senza la passione ideale delle nuove generazioni il nostro Paese conoscerà un declino morale e un’insignificanza delle virtù civiche ancora più drammatici.
Serve un sussulto d’amore, un ridestarsi della carità come esigenza di giustizia per affrontare energicamente la madre di tutte le crisi, che è spirituale. Per questo, il RnS ritiene che non possa più mettersi “tra le righe” la fede cristiana, vero e impareggiabile motore di laicità operosa, di buone prassi sociali, di dialogo e di collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà. Di questo l’Italia ha bisogno, a partire dalle nostre città e da tutti coloro che le abitano. E non temiamo smentita se affermiamo che questo “impegno politico” i cristiani in Italia, spesso nel nascondimento e senza riconoscimenti o appartenenze partitiche, già lo svolgono, ogni giorno, con dedizione e con risultati straordinari.
Facciamo nostro l’invito del Cardinale Presidente della CEI Angelo Bagnasco a non disertare il voto e a partecipare attivamente per il buon esito delle prossime consultazioni elettorali, scegliendo quanti riconosciamo nella comune identità cristiana.
Pertanto, nella concreta espressione del voto, rispondendo a chi ci chiede “chi” e “come” scegliere, suggeriamo di muoversi conformemente alle indicazioni del Papa Benedetto XVI, il quale, parlando di “una nuova generazione di cattolici impegnati in politica”, ha tracciato in “cinque punti” il profilo di riferimento: «coerenza con la fede professata», «rigore morale», «capacità di giudizio culturale», «competenza professionale», «passione di servizio» (Discorso alla Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, 15 novembre 2008).
Dunque, ci impegniamo a favorire una buona politica, affidata a buoni politici, per il bene comune. Questa speranza non smetteremo di alimentare, difendendola e diffondendola, sostenendo quanti vorranno distinguersi in questa opera e non solo in vista delle prossime elezioni politiche, ma ancor più all’indomani per il governo del Paese.