Il decreto-lavoro cambia ancora, come aveva richiesto il Ncd. E va incontro alla principale richiesta delle imprese: per chi supera il tetto del 20 per cento di precari sul totale degli impiegati, scatta una multa (salata) ma non l’obbligo di assunzione. «Ora non si tocca più nulla, basta bandierine elettorali», fa trapelare Palazzo Chigi con un filo di irritazione per le posizioni assunte negli ultimi giorni dagli alfaniani. Posizioni che hanno ridato fiato alle critiche della Cgil di Susanna Camusso e delle altre sigle sindacali, riaprendo ferite anche con la minoranza Pd. Adesso la strada dovrebbe mettersi in discesa al Senato, ma la terza lettura alla Camera potrebbe avere insidie perché lì il gruppone democrat dovrà digerire una discreta "retromarcia" sul testo.Le correzioni arrivano con otto emendamenti presentati nel pomeriggio dal sottosegretario al Welfare Luigi Bobba, ma annunciati in mattinata da Ncd con Maurizio Sacconi. Le sanzioni per le aziende che superano il tetto dei precari rispetti agli stabilizzati variano dal 20 al 50 per cento della retribuzione per ciascun mese o frazione di mese superiore a 15 giorni di durata del rapporto di lavoro. La "multa" è pari al 20 per cento nel caso in cui lo sforamento riguardi un solo lavoratore e sale al 50 negli altri casi. «Un buon equilibrio, ora rapida approvazione», commenta il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.Gli altri emendamenti rendono più leggeri gli obblighi formativi per gli apprendisti, facendo entrare in gioco anche le stesse imprese e le loro associazioni e non solo gli enti pubblici, derogano gli enti di ricerca dall’obbligo di rispettare il tetto del 20 per cento oltre il quale bisogna trasformare a tempo indeterminato i contratti a termine, aprono l’apprendistato anche per i lavori stagionali. Ancora per quanto riguarda gli apprendisti, si stabilisce che il 20 per cento deve essere stabilizzato solo per le aziende con oltre 50 dipendenti (non più come prima, quando si parlava di 30 impiegati). Inoltre, nel preambolo viene chiarito che il decreto è legato alla legge-delega in materia, e dunque tutte le misure vanno lette come propedeutiche al nuovo contratto unico d’inserimento a tutele crescenti (senza articolo 18 per i primi 2-3 anni).Il nuovo accordo di maggioranza arriva dopo le parole del primo maggio di Giorgio Napolitano: il capo dello Stato aveva lanciato un chiaro «allarme-lavoro» richiamando al «massimo di reazione condivisa». In realtà, l’aria intorno al decreto resta viziata. Stefano Fassina, dopo aver visto le modifiche, parla di «ridimensionamento» voluto dalla destra e annuncia battaglia a Montecitorio. Forza Italia, invece, accusa Ncd di «genuflettersi» alla Cgil. E M5S annuncia opposizione durissima. Sul fronte di Forza Italia, poi, si fa luce l’iniziativa "originale" di Alessandra Mussolini, che ha presentato a firma anche dell’ex senatore Silvio Berlusconi (decaduto dopo la sentenza Mediaset) un emendamento che introduce la detassazione totale sulle nuove assunzioni. Intanto procede la consultazione on line del governo sugli enti inutili: in due giorni, dice la ministra Marianna Madia, sono arrivate 3mila mail.