Via libera della commissione Lavoro del Senato, con l'ok della maggioranza e il voto contrario delle opposizioni, all'emendamento del governo che prevede che le aziende che sforano il tetto del 20% di contratti a termine debbano pagare multe fino al 50% della retribuzione anziché essere obbligate ad assumere. La modifica è una delle otto presentate dal governo al decreto Poletti, frutto della mediazione all'interno della maggioranza in particolare con la componente del Nuovo centrodestra di Alfano, ed è il principale oggetto delle critiche dei sindacati degli ultimi giorni, perché così si rischierebbe di aumentare la precarietà. Ma il decreto, ha assicurato il ministro del Lavoro, al contrario punta a ridurla, con l'obiettivo di avere "più persone occupate e più stabilmente". E lo stesso premier Matteo Renzi aveva assicurato che sul decreto non ci sarebbero stati passi indietro.Sono circa 700 le proposte di modifica, di cui 600 del M5S ma oltre alle modifiche frutto dell'intesa di maggioranza non sono attese ulteriori novità: "L'accordo - sottolinea la capogruppo Pd in commissione
Anna Maria Parente - è chiuso". Il dl è atteso già domani mattina in Aula a Palazzo Madama. Dalla commissione è arrivato il via libera anche all'emendamento del governo che riscrive il preambolo al decreto, stabilendo un raccordo con il disegno di legge delega che completa il Jobs act. Nella proposta dell'Esecutivo si evidenzia come le norme del dl siano approvate "nelle more" del ddl delega che contiene la "previsione in via sperimentale del contratto a tempo indeterminato a protezione crescente".Per gli enti di ricerca è arrivata una riformulazione dell'emendamento del governo nella quale, ha spiegato il sottosegretario
Luigi Bobba, "si dà la possibilità di avere un termine oltre i 36 mesi solo per le attività di ricerca scientifica, purché legato alla durata del progetto di ricerca. La norma "non è retroattiva e offre maggiori protezioni. Questi contratti infatti altrimenti sarebbero co.co.pro".Le modifiche non piacciono a Forza Italia, secondo cui si peggiora la riforma Fornero aumentando la disoccupazione: nel mirino in particolare proprio il limite del 20% di lavoratori precari, con la relativa imposizione di sanzioni per chi lo oltrepassa.