venerdì 9 novembre 2018
Dopo l’ultimo omicidio, davanti a una chiesa, i sacerdoti hanno scritto una lettera al ministro dell’Interno Salvini
Alcuni dei palazzi simbolo del degrado a Napoli Est

Alcuni dei palazzi simbolo del degrado a Napoli Est

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Dieci giorni fa Chiesa, scuole e associazioni di Napoli Est si riunirono nella chiesa di San Giuseppe e poi marciarono nelle strade del quartiere per dire basta ai raid della camorra, sempre più frequenti negli ultimi mesi. L’area orientale della città è infatti da tempo ostaggio della faida fra i gruppi rivali dei Mazzarella e dei Rinaldi. Per tutta risposta i clan, il giorno dopo, hanno alzato il tiro: dalle stese, le scorribande armate a bordo degli scooter che servono a segnare il territorio e intimorire gli avversari, si è passati a un omicidio in piena regola. Proprio davanti a una chiesa, quella di San Giovanni Battista, i killer della camorra hanno ammazzato un uomo, rendendo di fatto vano l’appello del quartiere a deporre le armi.

La Chiesa di Napoli Est ha allora deciso di rispondere in massa: ventotto parroci del Nono decanato della diocesi di Napoli hanno deciso di scrivere una lettera- appello al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, al prefetto di Napoli, Carmela Pagano e al sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, per denunciare l’abbandono in cui versa il territorio. E, per farlo, hanno scelto proprio la chiesa davanti alla quale si è consumato l’ultimo omicidio di camorra.

L’occasione è stata l’apertura dell’anno pastorale del decanato. Quello dei parroci è un duro atto d’accusa alla politica, che per troppi anni ha lasciato nel degrado Napoli Est. «Nel nostro territorio – si legge nella lettera – una cosa più grave della violenza è il degrado, il letto nel quale il fiume della malavita scorre tranquillamente invadendo le nostre strade. Il degrado è conseguenza di un abbandono sistematico da parte degli uomini di potere, delle politiche miopi e cieche, dell’assenza reiterata di interventi per riorientare le tendenze negative e guidare la popolazione ».

Ma c’è un altro male da combattere a Napoli Est: la rassegnazione. «Tutti si sono abituati alla solitudine istituzionale: i cittadini onesti, i piccoli, gli anziani, gli intellettuali. Al degrado e alla rassegnazione si aggiunge poi la paura: il sentimento che paralizza, che rende impossibile qualsiasi reazione per uscire dall’oppressione o dalla condizione di malessere. Dobbiamo uscire dalla solitudine imparando a fare rete, a partecipare alle iniziative promosse sul territorio, per denunciare il degrado e la violenza, appoggiandoci gli uni agli altri. Insieme, come comunità cristiane, sentiamo di doverci dare coraggio, di doverci stringere reciprocamente per andare avanti, di dare buona testimonianza ».

Infine, l’appello alle istituzioni: «Oggi vorremmo promettere ai nostri ragazzi che ci impegneremo per garantire loro di poter scendere in strada senza il pericolo di essere uccisi o feriti da un proiettile vagante (diversi i ferimenti di cittadini innocenti negli ultimi mesi durante le “stese”, ndr), ai nostri giovani che ci impegniamo affinché possano liberamente frequentare i luoghi di incontro, senza temere di essere vittime di qualche prepotente. Pertanto, abbiamo bisogno di una maggiore presenza e delle sue istituzioni, a tutti i livelli, perché vi siano finalmente politiche serie, programmate, concertate, impegno per il bene comune e vero coinvolgimento sociale». «La risposta che ci aspettiamo – spiega il decano don Federico Saporito – è tutta di natura politica. Ma non ci aspettiamo solidarietà o politiche tampone. Ci aspettiamo fatti concreti. Intanto il ministro Salvini ci ha contattato attraverso la sua segreteria e ci ha promesso che si occuperà della questione».

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