A viso aperto, ancora una volta, Matteo Renzi si offre alle domande in tv, sollevando i cronisti da ricostruzioni dei suoi impegni riservati. Il premier continua ad andare avanti «come un rullo compressore». È il giorno della trasformazione delle Province e il capo del governo ha modo di sventolare un’altra bandierina nello studio di
La7, ospite di
Otto e mezzo. «Oggi abbiamo detto basta a tremila politici nelle Province». Un altro punto di quel «cronoprogramma» che ha fatto la differenza in Europa quanto a credibilità. I «tempi certi» hanno convinto i partner europei, che vedono nel rispetto dell’agenda la premessa del rispetto degli impegni, si vanta il capo del governo. E allora, Renzi ricorda che «la copertura degli 80 euro in busta paga sta nel Def che presenteremo martedì». Mentre il 15-16 aprile arriverà il decreto che riporterà i soldi nelle tasche degli italiani. Il tutto senza sforamenti, ripete. «Non supereremo il 3 per cento del rapporto deficit/Pil. Noi non siamo nei guai». Il punto, insiste, non è sforare, ma «cambiare l’Europa». Dunque il presidente del Consiglio è tornato a Palazzo Chigi dove resterà «per fortuna un mese e mezzo», senza doversi muovere per altri impegni internazionali. Un tempo che porterà l’Italia all’appuntamento elettorale del 25 maggio, in cui Renzi potrà fare il primo bilancio del suo lavoro. Ma, replica a Beppe Grillo che gli ha chiesto di dimettersi in caso di sconfitta, senza alcuna intenzione di mollare in base al risultato: «E per quale motivo?». Il rullo compressore va avanti, e nell’agenda procede la revisione costituzionale in linea con la spending review. «A quelli che dicono 'Vediamo se ce la fa', dico con chiarezza: io vado a casa, ma secondo me vanno a casa anche loro ». E allora gli accordi e i patti sarebbe meglio rispettarli. Renzi ha incontrato il plenipotenziario del Cavaliere sulle riforme. «Denis Verdini non mi ha detto che Berlusconi è preoccupato, ma spero che Fi resti nell’accordo e sono convinto che voterà la riforma del Senato, del Titolo V e l’abolizione del Cnel». Nessun vertice in programma con l’ex premier, che però Renzi continua a legittimare, considerandolo l’interlocutore principe delle sue riforme. E però resta il fatto che il rullo compressore è pronto a comprimere ogni ostacolo. Compreso quello della minoranza del suo partito. Il riferimento è ai 22 senatori che hanno presentato una proposta alternativa. Il confronto del Pd si è già svolto «nelle primarie», ricorda Renzi. E dunque «non facciamo uno scontro», il ddl di Chiti e compagni «non ha possibilità di passare». Ma il decisionismo e la voglia di alleggerire il Paese da un bicameralismo perfetto non possono essere scambiati per autoritarismo, insiste. Brunetta grida al golpe? «Con tutti i problemi che ha il Paese, non mi posso stare a preoccupare di Brunetta...». Tanto meno di Rodotà, dice esplicitamente Renzi, di cui ricorda la proposta di legge di «30 anni fa», in cui «chiedeva l’abolizione del Senato». Avanti tutta, insomma. In attesa della chiusura delle scuole a giugno, per investire quei 3,5 miliardi di euro nei lavori promessi. Niente perdite di tempo e avanti con i consensi. Ma quelli della gente, dice Renzi: «Non mi piacciono gli adulatori, preferisco quelli che dicono le cose in faccia». L’ex sindaco insiste: si lavora per il Paese, non per occupare la poltrona romana. Altrimenti si stava meglio a Firenze, scherza: «Sono ingrassato 3 chili, cambiamo discorso, allora è meglio tornare a parlare di Berlusconi....».