giovedì 5 aprile 2012
​Daniela Cantamessa, segretaria del leader storico sentita per alcune ore a Milano dagli investigatori napoletani. Interrogata a lungo anche Nadia Dagrada, dirigente amministrativo.
Lo "Shampato" al crocevia di tutte le indagini
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Francesco Belsito, l’ex tesoriere della Lega indagato a Milano per appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato, avrebbe prelevato dalle casse del partito oltre 200mila euro per le spese personali dei figli di Umberto Bossi. Non solo: tra i 200 e i 300mila euro sarebbero arrivati anche al SinPa, il sindacato padano fondato da Rosi Mauro. È quanto emerge, secondo indiscrezioni, dagli atti dell’inchiesta. «Sono Sereno – ha chiarito Bossi junior – non ho mai preso soldi», anche se lo storico europarlamentare leghista Francesco Speroni ha ribattuto: «Se li ha presi, si deve dimettere».Intanto è stata aperta anche la cassaforte di Belsito: «Utili all’indagine», hanno definito la documentazione contabile rinvenuta all’interno i magistrati che indagano sulle finanze della Lega Nord. In poche ore i pm hanno ottenuto dal presidente di Montecitorio Gianfranco Fini l’autorizzazione ad aprire la cassaforte del tesoriere del Carroccio, Belsito, custodita in un ufficio della Camera. Lo stesso Belsito aveva consegnato la chiave agli inquirenti.Ieri è stato il giorno della ricerca di nuovi riscontri alle accuse e dell’incrocio delle testimonianze. Nelle stanze del palazzo di giustizia di Milano, i magistrati di casa e gli ospiti di Napoli e Reggio Calabria si sono scambiati i posti davanti ai testimoni, in particolare alla segretaria di Umberto Bossi, Daniela Cantamessa, e a Nadia Dagrada, dirigente amministrativo e responsabile del settore gadget della Lega.Tiziana Vivian, collaboratrice del tesoriere della Lega Francesco Belsito, è stata interrogata dal pm della procura di Napoli Francesco Curcio, in qualità di persona informata dei fatti. Vivian, a quanto si è appreso, ha rivelato agli inquirenti l’esistenza della cassaforte di Belsito.Figura centrale delle tre inchieste resta Belsito. Il suo difensore, l’avvocato Paolo Scovazzi, lo ha definito «tranquillo, anche se è molto giù. Ma non si dà per vinto in quanto è molto combattivo». I magistrati sospettano che l’ex tesoriere abbia utilizzato il denaro del partito - ottenuto anche con finanziamenti pubblici come i rimborsi elettorali - pure per operazioni che niente hanno a che vedere con gli interessi del Carroccio. L’attenzione delle procure si sta concentrando su alcune iniziative economiche fatte da Belsito con società di imprenditori a lui legati e sul trasferimento in Tanzania e a Cipro di fondi della Lega - si parla di sei milioni di euro - nel quale risulta coinvolto un personaggio legato alla ’ndrangheta. Si tratta di Romolo Girardelli che, in un’intervista, ha detto di non aver “segreti” e di non conoscere “gli affari di Belsito”. I magistrati sospettano però che i fondi possano essere stati utilizzati, fra l’altro, per ristrutturare la casa di Bossi a Gemonio e per finanziare la campagna elettorale regionale di suo figlio Renzo; un capitolo riguarderebbe anche la vicepresidente del Senato Rosi Mauro. Gli interessati hanno smentito: Renzo Bossi si è detto sereno. «Non ho mai preso soldi dalla Lega, né in campagna elettorale e neppure adesso da consigliere regionale», ha spiegato aggiungendo che «anche la mia famiglia di soldi dalla Lega non ne ha mai presi, per esempio deve finire ancora di pagare la ristrutturazione della casa di Gemonio, perché i lavori sono stati fatti quando papà era ancora in ospedale» nel 2004. “Il trota” ha anche cercato di difendere Belsito: «Non è che l’amministratore ha sempre fatto quello che voleva, perché è sempre stato controllato, quindi non ci sono bilanci opachi: c’è un Consiglio Federale che è a conoscenza dei bilanci della Lega, anche di tutti i gruppi parlamentari e regionali». Categorica Rosi Mauro, la pasionaria del Carroccio che ha respinto le accuse definendole «del tutto  infondate».I magistrati però vanno avanti e si dicono “fiduciosi”. «Capire il sistema non sarà agevole – ha spiegato il pm della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo – anche se confidiamo in risultati rapidi». I primi potrebbero arrivare dalla cassaforte. Come pare suggerire il procuratore aggiunto di Napoli, Francesco Greco: è stata trovata documentazione contabile, ha detto, «che si presenta utile al prosieguo dell’indagine».La procura di Milano sta lavorando per verificare ipotesi di reato contenute in un’informativa della Direzione investigativa antimafia, in una dei carabinieri del Nucleo ecologico e sui sospetti presentati da un militante leghista con un esposto a cui erano allegati articoli di stampa su presunte malversazioni.
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