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La scadenza del 7 gennaio porta con sé un rebus irrisolto: potranno, o non potranno, tornare in classe gli studenti italiani? Se la questione non si pone per i bambini della primaria e delle medie, per i quali le scuole da settembre sono rimaste aperte (salvo quarantene di classe e, dalla seconda media, zone rosse) in quasi tutta Italia, ben diverso è il caso degli studenti delle superiori, ormai a casa quasi ininterrottamente da oltre dieci mesi. Il premier Giuseppe Conte tiene il punto: la scuola riaprirà il 7 gennaio, con la presenza al 50% degli studenti delle superiori. Ma diverse Regioni non ci stanno e sul ritorno in aula si muovono autonomamente.
Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche hanno già annunciato l'ordinanza che proroga la didattica a distanza per le scuole superiori, analoga iniziativa sarebbe in arrivo (almeno) dalle Marche, mentre in Campania il rientro sarà scaglionato fino al 25 gennaio. La Valle d'Aosta si dice pronta a riportare tutti in presenza dal 7 gennaio. Da parte sua, il Comitato tecnico scientifico (Cts) avverte che non esiste un rischio specifico di contagio in ambito scolastico, anche se mette in guardia dal rischio di un'apertura spot seguita da nuove chiusure. Un rapporto dell'Istituto superiore di sanità (Iss) rivela tra i positivi al virus solo l'11% è in età scolare (minore di 18 anni). E un sondaggio di Orizzonte Scuola avverte che la stragrande maggioranza dei lavoratori della scuola ritiene che non ci siano le condizioni necessarie alle riapertura in presenza.
Il governo: ci sono i piani trasporti, scuole aperte al 50%
Dopo settimane di tavoli con i prefetti, riunioni con le Regioni, concertazione con i sindacati sarebbe assurdo rinviare il ritorno in classe, almeno al 50%: è questo il ragionamento del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che difende la linea della ministra M5S Lucia Azzolina. È vero però che i tavoli con i prefetti hanno prodotto risultati soddisfacenti solo in alcuni territori, e che le voci di un rimpasto o di una crisi rendono più debole il governo nei confronti delle Regioni. "Come governatori abbiamo fatto tutto ciò che era necessario in tema di sicurezza per i trasporti in accordo con i prefetti, ma restano molte criticità sul contenimento della pandemia" hanno scritto ieri in una nota i governatori della Lega Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), Attilio Fontana (Lombardia), Maurizio Fugatti (Trentino), Christian Solinas (Sardegna), Nino Spirlì (Calabria), Donatella Tesei (Umbria) e Luca Zaia (Veneto) al termine dell'incontro con il segretario del Carroccio, Matteo Salvini.
Anche i sindacati della scuola frenano. Per Elvira Serafini (Snals) "tornare il 7 gennaio è troppo rischioso". Maddalena Gissi (Cisl scuola) lamenta la disorganizzazione: "Il 7 si rientrerà? La soluzione sarà estratta il giorno della Befana come succedeva un tempo con la Lotteria Italia!". La Uil con Pino Turi chiede che il personale della scuola abbia priorità assoluta nell'accedere alle vaccinazioni. L'Associazione nazionale presidi chiede di evitare "turnazioni dannose per l'organizzazione di vita e di studio dei ragazzi", limitando al massimo l'ampiezza degli scaglionamenti.
Dad in Veneto, Friuli, Marche e Campania (anche le medie)
Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha firmato un'ordinanza con cui rinvia la ripresa della didattica in presenza nelle scuole superiori, confermando la didattica a distanza al 100% fino a fine gennaio. "Questa decisione comporta sicuramente un sacrificio per i ragazzi, ma dovevamo farlo per il bene della comunità" ha detto Zaia. "Ma voglio che sia chiaro che non abbiamo nessun problema con i trasporti", ha aggiunto.
Il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, "ha immaginato un'ordinanza che sposti dopo il 31 gennaio il rientro in classe dei ragazzi delle secondarie di secondo grado". Lo ha annunciato l'assessore regionale all'Istruzione, Alessia Rosolen. "Ovviamente - ha aggiunto - ci sono possibilità di intervenire da qui al 31 gennaio, a seconda di come la curva epidemiologica si modificherà nelle prossime settimane".
La giunta della Regione Marche si è confrontata questo pomeriggio e ha deciso di far proseguire la didattica a distanza per le scuole secondarie di secondo grado, statali e paritarie, al 100% fino al 31 gennaio. Il presidente Francesco Acquaroli emanerà domani un'ordinanza che formalizza la decisione.
In Campania si dovrà aspettare lunedì 11 per la riapertura delle scuole dell'infanzia e delle prime due classi della primaria (Dad dal 7), mentre i bambini di terza, quarta e quinta resteranno in Dad almeno fino al 18 gennaio e i ragazzi di medie e superiori almeno fino al 25. Sono le indicazioni della relazione firmata questo pomeriggio dall'Unità di crisi della Regione, che saranno recepite dall'ordinanza del presidente Vincenzo De Luca, attesa per domani.
La Regione Puglia intende continuare a dare la possibilità agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado di scegliere la didattica a distanza anche dal 7 gennaio, nonostante la contrarietà dei sindacati della scuola.
Pronti Lazio, Toscana, Emilia-Romagna. Valle d'Aosta: il 7 in aula
In generale i tavoli prefettizi hanno portato a un potenziamento del numero e delle corse dei mezzi pubblici, e dato il via libera a lezioni di 50 minuti e ingressi scaglionati nel corso della mattinata. Nel Lazio il direttore dell'Ufficio scolastico regionale ha stabilito che, grazie a un incremento del trasporto pubblico, il 60% degli studenti che frequenteranno in presenza entrerà alle 8, mentre il rimanente 40% entrerà alle 10.
"In Toscana le scuole secondarie superiori, complici alcuni dati che indicano che ce lo possiamo permettere, il 7 gennaio ripartiranno al 50% in presenza secondo le indicazioni del ministro Speranza, e dal 15 gennaio al 75% in presenza. Se i dati epidemiologici peggioreranno, torneremo alla didattica a distanza" ha annunciato il presidente della Regione, Eugenio Giani. Pronta al rientro anche l'Emilia Romagna.
La Valle d'Aosta intende riportare tutti in classe il 7. "La Valle d'Aosta è pronta ad aprire le scuole superiori il 7 gennaio, la decisione di un rinvio sarebbe molto grave" dichiara all'Ansa Luciano Caveri, assessore regionale all'Istruzione. "Noi abbiamo le condizioni di sicurezza per poterlo fare - spiega -. Se altre Regioni ritengono di non essere in grado di aprire possono stabilire il rinvio autonomamente con proprie ordinanze; ma se Roma decidesse diversamente per tutti saremmo difronte a un fatto compiuto che ci preoccuperebbe moltissimo".
Il segretario del Comitato tecnico scientifico (Cts), Fabio Ciciliano, in un'intervista a InBlu Radio, ha osservato che "la cosa più importante non è tanto riaprire le scuole ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di riaprire le scuole e doverle poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane. È una cosa che il Paese non si può permettere".
Gli under 18 sono l'11% dei positivi
"La percentuale dei focolai in ambito scolastico si è mantenuta sempre bassa e le scuole non rappresentano i primi tre contesti di trasmissione in Italia, che sono nell'ordine il contesto familiare/domiciliare, sanitario assistenziale e lavorativo". È quanto rileva l'Iss nel Rapporto "Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di Sars-Cov-2: la situazione in Italia". "A metà ottobre - sottolinea il documento - a un mese dalla riapertura delle scuole, la percentuale dei focolai in cui la trasmissione poteva essere avvenuta in ambito scolastico era intorno al 3,7% del totale, valore che poi si è progressivamente ridotto".
Tra il 24 agosto e il 27 dicembre sono stati diagnosticati in Italia 1.783.418 casi di positività al virus Sars-CoV-2: di questi solo 203.350 (l'11%) in età scolare (3-18 anni). "La maggior parte dei casi in età scolare (40%) - si legge ancora nel documento - si è verificata negli adolescenti di età compresa tra 14 e 18 anni, seguiti dai bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (27%), dai ragazzi delle scuole medie di 11-13 anni (23%) e dai bambini delle scuole per l'infanzia di 3-5 anni (10%). Nel mese di settembre, l'età mediana dei casi in età scolare è stata di circa 12 anni, per poi aumentare leggermente nel mese di ottobre e tornare al valore precedente a novembre e dicembre".
Il tasso di ospedalizzazione nella popolazione in età scolare è stato dello 0,7% a fronte dell'8,3% nel resto della popolazione.
Sondaggio di Orizzonte Scuola: non ci sono le condizioni
Mancano le condizioni per la riapertura delle scuole il 7 gennaio: è il verdetto del sondaggio che la rivista specializzata Orizzonte Scuola ha condotto in queste ore. Alla rilevazione hanno partecipato un totale di 15.433 utenti (per lo più insegnanti) che sono intervenuti per esprimere la loro opinione sul ritorno a scuola, il 7 gennaio. La domanda a cui chi ha partecipato al sondaggio ha risposto era: "Ci sono le condizioni per il ritorno in classe?" Il risultato è stato netto: 14.109 utenti, ovvero il 91,42%, hanno detto "No" alla riapertura della scuola, ritenendo che allo stato attuale non esistono le condizioni di sicurezza. In netta minoranza i favorevoli al ritorno a scuola: 1207 utenti, ovvero il 7,82%. Solo 117 gli utenti che ancora non hanno sviluppato un'opinione sul tema rientro in classe.