Inutile cercare oltre. Courmayeur è tutta qui e di Ferrari, nere gialle rosse, non se ne vedono. I Suv sono tutti sottomarche. E i vip, dove sono i vip? I tre di una troupe televisiva stringono le spalle nel giaccone e si calcano il berretto sugli occhi, mentre il vento spruzza acqua e neve ben miscelate: poca roba nel carniere. E le luminarie, le vetrine pacchiane? Spiacenti, zero. L’albero di Natale in piazza è in versione minimalista: niente palle, solo una fila di lucine. Bianche. Piccole.E il consueto piagnisteo lagnoso degli operatori turistici che perdono sempre e non vincono mai? «Stagione ottima, tutto esaurito. Cresce la clientela straniera: nordeuropei, inglesi, russi, giapponesi». Il sindaco, Fabrizia Derriard, è un architetto al primo mandato; ma per Courmayeur aveva fatto tanto, come molti altri, da volontaria: le feste di paese, il Consorzio di miglioramento fondiario… Solidarietà con il sindaco di Cortina? «Premessa: la lotta all’evasione va condotta senza ritrosie né timidezze. Mi chiedo soltanto se era necessario andare lì, sul posto, quando credo si potesse fare tutto in ufficio, al pc».Già, che differenza c’è con Cortina d’Ampezzo? I ricchi ci sono. E pure i vip. Però non ostentano. Facciamo pure nomi e cognomi. Un vip (lui sorriderà sentendosi definire così) che tutti citano volentieri è Giuseppe De Rita, che con la numerosa famiglia si rifugia in una casa in mezzo al bosco, da epoca immemorabile. Poi c’è il professor Mario Deaglio con la moglie, recente ministro, Elsa Fornero. C’è, ma non si vede, la famiglia Flick. Gli imprenditori non mancano, mancano – se le possiedono – le loro Ferrari. I calciatori si affacciano su via Roma con il bavero alzato, soprattutto milanisti: Abbiati, Ambrosini, Gattuso, Inzaghi. Qualche juventino: Buffon, Del Piero. Spettacolo? Amadeus va a passeggio con la moglie e il passeggino, affabile e cortese, senza bodyguard minacciosi. Idem Gerry Scotti. O Gabbana (senza Dolce). Avvistati La Russa e Santanché in versione sottotraccia. Alba Parietti e Maria De Filippi senza codazzo. E poi?«Se Cortina è una vetrina a cielo aperto – spiega Massimo Sottile, capogruppo della maggioranza in Consiglio comunale, giovane insegnante della scuola per l’infanzia – Courmayeur è una meta turistica storica scelta da chi non desidera mettersi in mostra». Per dire: il locale più celebre è il Caffè della Posta, anch’esso nell’inevitabile via Roma, da sempre della famiglia Guichardaz, dove si fermavano a rifocillarsi i Savoia e i principi e le principesse di mezza Europa. Oggi, di giorno è meta di signore che sorbiscono tè e cioccolata, la sera di giovanotti che sorseggiano birrini moderati. «I vip? Ci sono, cercano riservatezza e noi gliela garantiamo», conferma don Marco Tringali, parroco di San Pantaleone, nella fatal via Roma. E allora, Cortina sentina dei vizi e Courmayeur esempio preclaro di virtù? Don Marco sorride dietro la fitta barba pepe sale: «Chi è senza peccato…».Torniamo in Municipio. «Non invidio i lustrini ampezzani – ammette Fabrizia Derrard – i nostri vip chiedono privacy, ma non perché debbano nascondere chissà che cosa. Cercano invece un luogo dove muovendosi liberamente». Domanda delle cento pistole: vorrei vedere una Ferrari, se non sa lei dove posso trovarla… «Non glielo saprei dire». Fidarsi è bene ma un controllo è sempre utile. Stessa domanda a Paolo Giumenti, con la vetrina del suo negozio d’abbigliamento in posizione strategica (via Roma, va da sé), difficile possa scappagli una Ferrari: «In inverno, mai viste. In estate, percorrendo ogni giorno 38 chilometri da Sarre a qui, qualche bolide mi supera. Targato Montecarlo, magari. Dove vada, beh, non ne ho mai inseguito nessuno. Ma la cosa che mi sconcerta è un’altra». Quale? «Io faccio il commerciante, queste notizie da Cortina di un fatturato cresciuto del 400 per cento in un anno, con la crisi che induce tutti a stringere la cinghia, è fantascienza».Courmayeur sarà anche sciccosa, anzi lo è, e chi ci viene in vacanza può spendere; ma ci si può passare anche senza restare spennati. Una confezione di 60 tegole (il biscottino tipico locale), acquistate in un profumatissimo, minuscolo panificio, costa 7,50 euro: uno sfizio, d’accordo, ma sostenibile.La morale della vicenda? Don Marco cita monsignor Franco Lovignana, da pochi giorni vescovo di Aosta. Intervistato ieri dalla
Stampa, ha ribadito che la politica ha un disperato bisogno di etica. «La vicenda di Cortina – conclude don Marco – è per noi un invito a rispettare il bene comune, a usare in modo corretto i beni pubblici, a coniugare etica, morale e buon senso». Fuori della canonica è buio, nevischia e il vento gelido taglia a fette, ma in cima sulle piste è tutta buona neve su cui far scorrere gli sci. E il buon senso suggerisce che va benissimo così.