Il presidente della Repubblica Mattarella - Sito del Quirinale
L’appello ai «costruttori» pronunciato da Sergio Mattarella la sera del 31 dicembre ha davvero scaldato il cuore del Paese. Ha interpellato in modo intenso le forze sane del Paese e milioni di cittadini che non hanno perso il “vizio” di cercare e realizzare il bene anche nei momenti più difficili. Si è avuta subito l’impressione che quel termine, «costruttori», fosse destinato ad entrare nella memoria collettiva del Paese. Una parola che il capo dello Stato ha messo generosamente a disposizione di tutti come chiave di lettura dell’intera epoca post-Covid. I significati civili, culturali e anche educativi sono apparsi subito evidenti e rilevanti.
Chiaro che quel termine, nel contesto di una crisi di governo in corso, abbia assunto anche significati politici. Attingendo al buon senso, per la politica l’appello ai «costruttori» aveva più destinatari. Per primi i protagonisti della crisi, a partire da Renzi e Conte, perché fossero capaci di fare un passo indietro e tornare sul terreno della ragionevolezza. E poi, più in generale, a tutte le forze politiche, perché mettessero da parte l’armamentario della propaganda al fine di dare una mano al Paese nelle forme ritenute più adeguate: mantenendo ben netti i confini tra maggioranza e opposizione, oppure superando questi steccati nel nome dell’emergenza. Anche in chiave politica, quindi, «costruttori» assume un significato nobile e alto.
Con un’operazione di comunicazione politica e di malizia mediatica – un po’ abile, molto spregiudicata e per nulla condivisibile – il significato più autentico della parola «costruttori» è stato però storpiato per mettere un vestito elegante a pratiche e speculazioni legittime, ma non così “alte”. E così ci troviamo pagine e pagine di cronache in cui il mattarelliano «costruttori» viene strumentalizzato per dare un nuovo nome a chi un tempo sarebbe stato definito «trasformista» e «transfuga», se non, con punte di violenza, «opportunista» o «venduto». Un abuso linguistico che ora porta a inglobare nelle tifoserie politiche anche chi richiama il senso nudo e puro delle parole del capo dello Stato.
Già un’altra parola importante del vocabolario, «responsabili», è stata così storpiata da diventare quasi impronunciabile in politica (ma non per noi). Il sogno di un’Italia di «costruttori» e di «responsabili» merita di essere tutelato. Un nome più adeguato e meno storpiato, a chi oggi ragiona su un ingresso in maggioranza, lo si potrà ben trovare. Alleati, per esempio. O puntelli.