(Reuters)
C’è anche tanta Chiesa italiana nei progetti di aiuto che ogni anno sostengono le popolazioni del Corno d’Africa. Etiopia ed Eritrea in particolare, ma anche Somalia e Sud Sudan (cioè i Paesi dai quali arriveranno i profughi attraverso i nuovi corridoi umanitari, secondo l’accordo firmato ieri). La Cei attraverso i fondi dell’8xmille destinati al Terzo Mondo, la Caritas italiana con raccolte fondi, la Focsiv, cioè la galassia della cooperazione allo sviluppo di matrice cattolica, attraverso finanziamenti internazionali e donazioni private li aiutano a casa loro. Sanità, scuola, formazione professionale e lotta alla siccità i principali settori, ma anche un consistente intervento nelle emergenze, come ad esempio in Sud Sudan, dove la Caritas italiana ha gestito nell’ultimo anno un milione di euro provenienti dall’8xmille per assicurare ai profughi di guerra generi di prima necessità e farmaci.
Negli ultimi tre anni la Cei, tramite il Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo diretto da don Leonardo Di Mauro, ha finanziato 9 progetti di aiuto in Eritrea (per un totale di un milione e 538mila euro) e 60 progetti in Etiopia (per complessivi 15 milioni di euro). La differenza è dovuta alla difficile situazione politica dei due Paesi: il regime eritreo, infatti, è molto più chiuso (anche agli aiuti dall’esterno). In totale, però, i vescovi italiani destinano al terzo mondo 85 milioni di euro all’anno. A scorrere l’elenco dei progetti si ha subito la sensazione che la priorità sia data agli interventi strutturali.
Un aiuto finalizzato soprattutto a cambiare le difficili condizioni di vita, che poi diventano anche cause di emigrazione. Per l’Eritrea, ad esempio, 6 dei 9 progetti insistono nell’area sanitaria. Il nuovo reparto di radiologia dei malati di Aids nell’ospedale di Digsa, acquisto di medicine in diverse cliniche cattoliche e anche l’assistenza alle partorienti. Vi è poi la costruzione di una scuola secondaria a Mendefera. Sempre in Eritrea, come sottolinea Paolo Beccegato di Caritas Italiana, sono stati finanziati progetti di lotta alla siccità, con la costruzione di pozzi e condotte idriche. Un settore sul quale sono attive anche diverse realtà della Focsiv. In Etiopia, invece, la Caritas italiana supporta le attività della diocesi di Addis Abeba in favore dei carcerati e delle loro famiglie per l’assistenza socio-sanitaria e psicologica, il sostegno spirituale, educazione di base e raccolte di materiali di prima necessità. Inoltre, in collaborazione con alcune diocesi italiane sostiene un progetto triennale di sviluppo dell’agricoltura ad Emdibir. In questo stesso Paese, i 15 milioni erogati dalla Cei sono stati impiegati soprattutto per scuola e formazione. Il progetto più consistente dal punto di vista economico riguarda (3 milioni e 700mila euro) l’Università Cattolica d’Etiopia 'San Tommaso d’Aquino', ma gli aiuti hanno riguardato anche altre strutture scolastiche come è avvenuto a Gundra-Shella, Adigrat, Mendiba, Goro e Bahir Dar.
Non manca poi la sanità nell’elenco dei 60 interventi: il finanziamento del Centro specialistico neuropsichiatrico (2 milioni e 431mila euro) nella Prefettura apostolica di Robe-Oromia-Robe-Bale. Spesso a questi progetti collaborano anche realtà del volontariato internazionale e del mondo religioso: il Vis ispirato al carisma di don Bosco si occupa di formazione professionale dei giovani. Il Cuamm di Padova – come ricorda Attilio Ascani, direttore della Focsiv – è attivo nella sanità (miglioramento delle condizioni igienico sanitarie nell’ospedale di St. Luke di Wolisso e cura della salute materna e neonatale), il Cefa di Bologna nello sviluppo rurale (anche in Somalia e Sud Sudan), la Comunità volontari nel mondo si occupa di handicap e di riduzione del rischio di esposizione all’Aids da parte della popolazione. Si tratta di una mole di interventi, spiega Ascani, nell’ordine di 8-10 milioni di euro all’anno. Il 30 per cento dei quali arrivano da donazioni private.