IMAGOECONOMICA
Intesa Sanpaolo è indagata per i conti dei potenti spiati da un suo dipendente. L’istituto si era smarcato da quanto avvenuto, licenziando Vincenzo Coviello, l’autore degli accessi illegali, e chiedendo pubblicamente scusa. Un passaggio che però non ha evitato il suo coinvolgimento nell’inchiesta e neanche a fermare la polemica politica. Il capogruppo di Fratelli di Italia alla Camera, Tommaso Foti, forse anche per allontanare l’attenzione dalle liti interne al centrodestra sulla manovra, è tornato ieri sulla vicenda, collegandola ai presunti dossier del finanziere Pasquale Striano e arrivando a ipotizzare una regia estera dietro il voyeurismo finanziario messo in atto da Coviello. Nel frattempo diversi clienti tra le vittime stanno valutando la possibilità di essere risarciti.
Per il presidente dei deputati di FdI non è affatto temeraria la tesi di «una manina internazionale» che a suo dire potrebbe benissimo aver guidato gli accessi agli account bancari della premier e di altri esponenti del governo, magari per destabilizzarne gli equilibri. «In pochi giorni un hacker penetra nel sito del ministero di Giustizia, un funzionario dello Stato crea dossier prevalentemente contro personaggi di centrodestra, e poi oggi il caso Coviello». Poi le accuse alla sinistra, colpevole dio aver taciuto davanti allo scandalo: «Di fronte a tutto questo, noto con amarezza che qualche partito ha smarrito la sua verve. A parti invertite, assisteremmo a cortei sindacali, manifestazioni di piazza, si griderebbe al rischio golpe in Italia. Invece per la sinistra è tutto normale – ha continuato Foti –. Protestare per il fatto che il presidente del Consiglio è stato spiato, viene derubricato a “vittimismo”. E se fosse successo al segretario Schlein? Sono indignato, è gravissimo. Striano avrebbe eseguito una quarantina di accessi, ma qui le proporzioni sono ben maggiori: parliamo di centinaia di migliaia di dati, una mole di documenti sensibili impressionanti». Insomma, gli ingredienti perché si possa parlare del «più grosso scandalo della storia della Repubblica», almeno per il deputato sovranista, ci sono tutti.
Nei giorni scorsi Banca Intesa si era scusata, sostenendo che «quanto avvenuto non dovrà più accadere» , imputando quanto accaduto all’operato di un «dipendente infedele» e assicurando la sicurezza dei suoi sistemi di protezione. Ora però la posizione dell’istituto cambia, così come l’attegiamento delle vittime che ora stanno valutando la possibilità di chiedere un risarcimento per la violazione dei dati sensibili affidati alla banca.
Sarebbero 34 i politici spiati da Coviello, che dalla sede di Bisceglie di Banca Intesa avrebbe effettuato oltre 6.600 accessi abusivi, visionando i movimenti bancari di 3.572 clienti in 679 filiali dell’istituto. Trai nomi spuntano quelli di Giorgia Meloni, della sorella Arianna, dell’ex compagno della premier Andrea Giambruno, dei ministri Crosetto, Fitto, Santanché e del presidente del Senato, Ignazio La Russa. Coviello avrebbe visionato anche i conti di personalità del mondo dello sport e dello spettacolo e di figure interne alla banca.