lunedì 14 ottobre 2024
Per il capogruppo alla Camera di FdI non si può escludere una «manina internazionale» dietro la vicenda. Poi accusa la sinistra per il silenzio sul caso
L'ira di Foti sul caso Coviello, le scuse di Intesa e i nomi coinvolti

IMAGOECONOMICA

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Le scuse di Banca Intesa Sanpaolo per i conti dei potenti spiati da un suo dipendente non sembrano bastare a Tommaso Foti. Il capogruppo di Fratelli di Italia alla Camera, forse anche per allontanare l’attenzione dalle liti interne al centrodestra sulla manovra, non rinuncia a calcare la mano sulla vicenda, collegandola ai presunti dossier del finanziere Pasquale Striano e arrivando a ipotizzare una regia estera dietro il voyeurismo finanziario messo in atto da Vincenzo Coviello.

Per il presidente dei deputati di FdI non è affatto temeraria la tesi di «una manina internazionale» che a suo dire potrebbe benissimo aver guidato gli accessi agli account bancari della premier e di altri esponenti del governo, magari per destabilizzarne gli equilibri. «In pochi giorni un hacker penetra nel sito del ministero di Giustizia, un funzionario dello Stato crea dossier prevalentemente contro personaggi di centrodestra, e poi oggi il caso Coviello». Poi le accuse alla sinistra, colpevole dio aver taciuto davanti allo scandalo: «Di fronte a tutto questo, noto con amarezza che qualche partito ha smarrito la sua verve. A parti invertite, assisteremmo a cortei sindacali, manifestazioni di piazza, si griderebbe al rischio golpe in Italia. Invece per la sinistra è tutto normale – continua Foti –. Protestare per il fatto che il presidente del Consiglio è stato spiato, viene derubricato a "vittimismo". E se fosse successo al segretario Schlein? Sono indignato, è gravissimo. Striano avrebbe eseguito una quarantina di accessi, ma qui le proporzioni sono ben maggiori: parliamo di centinaia di migliaia di dati, una mole di documenti sensibili impressionanti». Insomma, gli ingredienti perché si possa parlare del «più grosso scandalo della storia della Repubblica», almeno per il deputato sovranista, ci sono tutti.

Le scuse di Intesa

«Siamo molto dispiaciuti di quanto accaduto e chiediamo scusa. Quanto avvenuto non dovrà più accadere». È quanto scrive in un comunicato il Gruppo Intesa Sanpaolo a seguito dell’inchiesta Barese che vede imputato Coviello, il 52enne di Bitonto impiegato nella filiale di Bisceglie e ora licenziato dall’istituto. Le accuse a carico dell’ex bancario sono accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. «Come noto un dipendente infedele della nostra Banca, con un comportamento che ha gravemente violato le norme, i regolamenti e le procedure interne, ha consultato dati e informazioni riguardanti alcuni clienti in modo ingiustificato – si legge ancora nella nota della banca –. Il sistema interno di controlli lo ha individuato, abbiamo inviato notifica al Garante della Privacy, abbiamo licenziato il dipendente infedele e abbiamo sporto denuncia come parte lesa. Confermiamo che non c'è stato alcun problema di sicurezza informatica rispetto alla quale Intesa Sanpaolo si colloca nelle migliori posizioni internazionali».

I nomi coinvolti

Sarebbero 34 i politici spiati da Coviello, che dalla sede di Bisceglie di Banca avrebbe effettuato oltre 6.600 accessi abusivi, visionando i movimenti bancari di 3.572 clienti in 679 filiali dell'istituto. Trai nomi spuntano quelli di Giorgia Meloni, della sorella Arianna, dell'ex compagno della premier Andrea Giambruno, dei ministri Crosetto, Fitto, Santanché e del presidente del Senato, Ignazio La Russa. Le operazioni sarebbero avvenute in poco più di due anni, tra il febbraio 2022 e l'aprile 2024. Oltre ai politici (in realtà i casi meno numerosi), Coviello avrebbe visionato anche i conti di personalità note del mondo dello sport, dello spettacolo e di figure interne alla banca, per lo più in posizioni apicali. Gli altri accessi riguarderebbero invece persone fisiche o giuridiche in qualche modo legate all'ex dipendente. Nessun file sarebbe stato scaricato, ma Coviello avrebbe controllato persino i movimenti delle carte di credito. Il dipendente infedele si è difeso sostenendo di aver fatto tutto da solo e solamente per soddisfare la sua curiosità personale. Sembra però che la Procura di Bari non ne sia convinta e a breve i periti cominceranno l'analisi dei dispositivi elettronici di Coviello. L'incarico verrà conferito nelle prossime ore dal procuratore capo Roberto Rossi e dall'aggiunto Giuseppe Maralfa, che coordinano le indagini condotte dai carabinieri.

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