Governo impegnato su due fronti questa settimana: confronto al Senato sul decreto liberalizzazioni (potrebbe chiedere il voto di fiducia, visti i molti emendamenti presentati non solo dalla Lega) e trattativa sulla riforma del lavoro. Quest'ultima è ritenuta da Mario Monti il tassello che dovrebbe concludere la prima fase operativa del suo governo, dopo le manovre economiche e i decreti su liberalizzazioni e semplificazioni. Per evitare incomprensioni tra esecutivo e partiti che lo sostengono, Monti incontrerà nei prossimi giorni i segretari Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini e Pier Luigi Bersani.Forte dei risultati raggiunti nel viaggio negli Stati Uniti, con gli incontri con il presidente Barack Obama e gliesponenti delle imprese e della finanza, Monti cercherà di ottenere il via libera sia sul decreto liberalizzazioni così com'è, sia sul merito della riforma del lavoro. L'obiettivo del premier è il sì alla riforma del lavoro di sindacati e parti sociali entro marzo.Il vertice di maggioranza dovrebbe servire anche a ridare trasparenza al negoziato evitando indiscrezioni. Ieri "Repubblica" ha dedicato la prima pagina a un presunto incontro riservato tra il premier e Susanna Camusso,segretaria generale della Cgil, che avrebbe sancito un accordo sulla spinosa questione dell'articolo 18 delloStatuto dei lavoratori.Palazzo Chigi smentisce con un comunicato ufficiale: "Non vi è stato nessun incontro nè colloquio tra il presidente del Consiglio Mario Monti e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso". Aggiunge il comunicato: "Peraltro, se tale incontro fosse avvenuto, non sarebbe stato il primo faccia a faccia. Susanna Camusso e Mario Monti si erano infatti incontrati nel novembre scorso al momento della formazione del nuovo governo".Secondo la ricostruzione di "Repubblica", il colloquio si sarebbe svolto alla vigilia della partenza per gli StatiUniti del presidente del Consiglio e avrebbe avvicinato le reciproche posizioni. Si sarebbe discusso della possibilità di sospendere per tre o quattro anni gli effetti dell'articolo 18 sui neoassunti in modo che questa clausola possa contribuire a combattere il precariato. L'accordo verterebbe pure su una interpretazione giudiziaria meno rigida dello stesso articolo (tempi certi per il reintegro o per la conferma del licenziamento).La leader della Cgil scrive la sua replica su Twitter: "L'incontro segreto è una grave invenzione. Le nostreposizioni sull'articolo 18 sono note e stranote. Qualcuno vuol far saltare il confronto? Chi vuole forzare la mano? Noi non subiremo pressioni improprie". Camusso punta l'indice nei confronti di chi fa pressione perchè la Cgil accetti le proposte del governo."Repubblica", nonostante le smentite degli interessati, insiste nella sua versione dei fatti: "Il nostro giornaleribadisce la sua ricostruzione, sottolineando di aver appreso la notizia dell'incontro e dei suoi contenuti da fonte certa".La Cisl interviene con ironia nel proprio spazio Twitter sull'episodio: "Speriamo che sia vero l'incontro segreto fra Monti e Camusso. Fa sorridere che taluni discutano sotto banco quello che altri fanno sotto la luce del sole". E il segretario Raffaele Bonanni commenta: "Magari fosse tutto vero, così la situazione si mette in movimento".Le posizioni tra governo e sindacati sarebbero vicine su contrattazione, riforma degli ammortizzatori sociali,incentivi fiscali per evitare l'eccesso di precarietà rappresentato dai contratti a tempo o a progetto ma continuerebbero a restare distanti con la Cgil sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.Che qualcosa si stia muovendo sulla questione dell'articolo 18, ritenuta nevralgica dai sindacati e dalgoverno ("niente tabù"), lo dimostrerebbero anche le recenti dichiarazioni di Bersani: "Il Pd accetteràqualunque accordo nato al tavolo con le parti sociali, comprese modifiche o correzioni all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori".Il governo, alla fine della trattativa, potrebbe licenziare la riforma del lavoro attraverso la forma di unalegge delega: evitando sia quella perentoria del decreto legge, sia quella dai tempi di approvazione più lunghi del decreto legge. Una legge delega permetterebbe comunque un ulteriore confronto in Parlamento senza eccessive forzature.