IMAGOECONOMICA/MARCO CREMONESI
Si tende nuovamente la corda dei rapporti tra l’attuale maggioranza politica di centrodestra e la magistratura associata. La quale, tuttavia, appare meno compatta rispetto ad altre fasi di questo ormai storico conflitto. La riunione del Comitato direttivo centrale, ieri pomeriggio a Roma, è stata l’occasione per l’Associazione nazionale magistrati, di tornare sulle polemiche relative alla giudice catanese Iolanda Apostolico. Al termine, è stato messo ai voti e approvato
un documento che accusa il governo di volere «intimorire ogni giudice che dovesse assumere un’interpretazione non gradita o allineata ad un certo indirizzo politico».
Ma l’esito della votazione, come accennato, restituisce un “sindacato delle toghe” diviso: 22 favorevoli e 8 contrari, ovvero i rappresentanti di Magistratura indipendente, la componente più “moderata” dell’Anm e tradizionalmente più vicina alle posizioni del centrodestra.
Nel testo approvato dal “parlamentino” dell’Associazione si conferma «lo stato di agitazione già deliberato sui temi dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura» e si dà il via libera alla convocazione di un’assemblea generale con all’ordine del giorno «gli attacchi alla giurisdizione e la pesante denigrazione dei singoli magistrati che hanno adottato provvedimenti in materia di protezione internazionale». Si chiede, infine, all’Autorità garante per la privacy di «adottare tutte le opportune iniziative a tutela dei magistrati che sono stati e che saranno oggetto di intrusioni indebite nella loro vita privata in conseguenza del contenuto dei loro provvedimenti».
Il punto di partenza sono le sentenze con cui la giudice Apostolico (e successivamente altri suoi colleghi in diverse città) ha rimesso in libertà alcuni richiedenti asilo ceh erano trattenuti nei centri per immigrati in base al cosiddetto decreto Cutro, e la seguente diffusione da parte del vicepremier leghista Matteo Salvini di un filmato in cui la stessa giudice partecipa a una manifestazione del 2018 contro le politiche migratorie del governo Conte 1.
«Un attacco di straordinaria gravità - è la denuncia dell’Anm - che sposta volutamente l’attenzione dalla discussione sul merito del provvedimento e la sua motivazione giuridica, fondata sul contrasto della normativa interna con il diritto europeo, alla persona del giudice che lo ha emesso».
Non a caso, nel suo intervento, Giuseppe Santalucia, presidente del “sindacato” delle toghe, aveva affermato che nei confronti della collega Apostolico è stata imbastita una «campagna denigratoria» e una «caccia all’uomo», in quanto «dalla critica, sempre legittima, a un provvedimento giudiziario, si è passati alla ricerca di elementi che possano gettare ombra» sulla sua imparzialità.
Nel documento finale, comunque, si assicura disponibilità «a una seria riflessione sulla imparzialità del magistrato in tutte le sue declinazioni». Oggi, tuttavia, si chiede «con forza alla politica di riflettere sugli effetti dannosi per i cittadini di simili operazioni di delegittimazione, volte a indebolire la credibilità del potere giudiziario e l’indipendente esercizio della funzione giudiziaria».
Una presa di posizione senza mezzi termini, che richiama alla memoria gli scontri infuocati tra l’Anm e i governi Berlusconi. Troppo, per Magistratura indipendente, il cui voto contrario è stato interpretato dai colleghi di Area democratica per la giustizia (la “sinistra togata”) come «una scelta di campo» che confermerebbe «un asse tra questo gruppo associativo e la maggioranza di governo». L’obiettivo di Mi, accusa Area, sarebbe quello di assicurarsi «i voti dei laici di centrodestra necessari a monopolizzare le nomine» del Consiglio superiore della magistratura.
Insomma, l’atmosfera si fa pesante. Lo dimostra anche la breve nota della Lega: «La riforma della giustizia è urgente, nel frattempo la magistratura deve concentrarsi per lavorare proficuamente e giudicare con serenità. Le proteste e i toni sopra le righe della Anm non aiutano a ristabilire un clima rispettoso».