Riunione fiume ieri sera a Palazzo Chigi per la messa a punto del decreto sui tagli Irpef e la
spending review. Quattro ore di confronto al massimo livello presenti Matteo Renzi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il sottosegretario Graziano Delrio. È soprattutto sul capitolo dei tagli di spesa che si registrano ancora tensioni politiche e difficoltà tecniche. Riguardo agli sgravi fiscali, i famosi 80 euro al mese in busta paga, i beneficiari e gli importi sarebbero sostanzialmente stati messi a punto, con i benefici massimi per la fascia di reddito tra i 18.000 e i 24.500 euro, anche se si lavora sulle modalità di erogazione. Il governo vuole rendere esplicito che si tratta di sgravi permanenti, e non di
una tantum. Definiti anche i sacrifici richiesti ai dirigenti pubblici, compresi i magistrati. Quelli apicali non potranno guadagnare più di 240mila euro lordi complessivi, ma anche a quelli di rango inferiore saranno toccati: si prevede una suddivisione in quattro fasce, dai 95mila euro di reddito annuo in su. Con il ministro dell’Economia nella consueta veste di guardiano delle coperture e dei saldi di bilancio, la resistenza più forte ai tagli arriva dalla Sanità, settore per il quale le bozze del Dl in circolazione prevedono una riduzione delle risorse pari a 2,4 miliardi in due anni. Ma tutti i ministeri e le diverse articolazioni pubbliche vengono chiamati a pagare il conto di un provvedimento-chiave per il governo Renzi. Il Consiglio dei ministri per il varo è previsto nel pomeriggio e fino all’ultimo il testo sarà oggetto di modifiche e limature. Lo sconto fiscale riguarderà tutti i lavoratori a contratto e si esaurirà intorno ai 28mila euro di reddito. Il beneficio maggiore nel 2014 sarebbe di 77,5 euro mensili (620 euro negli otto mesi restanti del 2014), una cifra fissa destinata a chi guadagna tra 18 e i 24.500 euro, ovvero chi ha un netto mensile tra i 1.100 e i 1.500 euro netti circa. Oltre questa quota, il bonus comincerà a scendere. Sotto i 18mila euro il vantaggio sarà del 3,5% del reddito che significa circa 35 euro mensili per chi ha entrate complessive di ottomila euro l’anno. Sotto questa cifra stanno i lavoratori cosiddetti incapienti, che non pagano Irpef ma avranno ugualmente il bonus, erogato dai datori di lavoro che potranno recuperare la somma nel pagamento di tasse e contributi. Il pagamento scatterà per tutti per «il primo periodo di paga utile», e dunque da maggio per chi è già in attività. Nel 2015 lo sconto complessivo salirà a 950 annui (79 euro al mese), con modalità tecniche di erogazione che potranno anche essere diverse ma comunque nell’ottica di una riduzione strutturale delle tasse .Oltre alla sforbiciata sull’Irpef il decreto prevede anche una riduzione dell’Irap pagata dalle imprese. Lo sconto del 10% scatterà dal 2015 mentre quest’anno si fermerà a metà strada. In pratica l’aliquota scenderebbe ora dal 3,9 al 3,75% e poi dal gennaio prossimo al 3,5%. La manovra sull’Irap sarà coperta come annunciato da un aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie, che salgono dal 20 al 26%. A sorpresa arriverebbe però anche il ritorno dell’Imu sui fabbricati rurali a uso strumentale che nel 2013 erano stati esentati come le prime case.Le coperture dei 6,7 miliardi di euro per le riduzioni Irpef arriveranno per circa due terzi dalla
spending review. Il taglio più importante sembrerebbe arrivare dalla Sanità: 868 milioni quest’anno e 1,5 miliardi dal 2015. Ma le riduzioni di spesa saranno generalizzate. Sono previste la rinegoziazione dei contratti di fornitura e vendita di beni e servizi alla P.a. per un risparmio di almeno il 5%, la chiusura del Pra, una minore illuminazione pubblica, una sforbiciata ai fondi per la Difesa nonché a quelli di Palazzo Chigi. Ma il taglio anche simbolicamente più forte è quello degli stipendi dei dirigenti pubblici. Con nuovi tetti fissati (sempre secondo le bozze) a 238mila, 185mila, 110mila e 95mila euro lordi annui. Nelle misure sono inclusi i vertici di organi costituzionali, Bankitalia, Consob e Autorità indipendenti (che godono però di autonomia organizzativa) nonché delle società partecipate dallo Stato, ad esclusione di quelle quotate.