Don Giusto Della Valle - ANSA
«La situazione abitativa in città e in provincia di Como è scandalosa». La denuncia arriva da don Giusto Della Valle, alla guida della comunità pastorale di Rebbio-Camerlata. Dalle colonne de “Il Focolare”, lo storico bollettino parrocchiale, il sacerdote prima analizza il problema – «c’è un divario inaccettabile fra super-ricchi e super-poveri: chi dorme a cinque stelle e chi sotto le stelle» - e poi argomenta tre proposte. La prima ai sindacati: «Aggregatevi per dare voce alle persone in difficoltà».
La seconda al Comune di Como: «Anziché lasciare vuoti gli appartamenti o assegnarli all’Aler, metteteli a disposizione di associazioni o realtà che possono ristrutturarle e gestirle. La stessa parrocchia di Rebbio sarebbe in grado di sistemarne 5 o 6 all’anno». Infine quella che don Giusto definisce «l’ultima ratio», l’idea più provocatoria, quella che ha suscitato maggiori polemiche e ha fatto conquistare al sacerdote la ribalta nazionale: occupare.
«Non sarebbe un’occupazione ma la ridistribuzione di un diritto», precisa don Giusto, il quale, da anni, è impegnato nell’accoglienza dei migranti e nell’aiuto di tante famiglie che, nel quartiere, fanno fatica, per tante forme di disagio e povertà. Chiunque abbia cercato un affitto a Como negli ultimi mesi, si è scontrato con un mercato immobiliare con prezzi esagerati: spesso non si trovano soluzioni nemmeno potendo contare su una buona disponibilità economica. E tutto si complica se «hai la pelle nera o un contratto di lavoro a tempo determinato», è la riflessione di don Giusto.
La scorsa primavera sono stati diffusi i dati relativi agli alloggi sfitti in provincia di Como: le case Aler non assegnate sono quasi 350, di cui poco meno di 200 nel capoluogo lariano. Qui, dei 777 appartamenti di proprietà comunale, circa un terzo è sfitto, nella maggior parte dei casi perché in attesa di ristrutturazione. All’inizio del prossimo anno, Palazzo Cernezzi affiderà 300 dei suoi alloggi all’Aler, «una serissima agenzia regionale», sottolinea il sindaco di Como, Alessandro Rapinese.
L’idea di occupare è stata accolta con qualche timore anche dagli abitanti delle case popolari di Rebbio, che vivono in un contesto già molto complesso. L’ultima ratio di don Giusto ha riacceso l’attenzione su un tema che troppo spesso rimane nascosto.
«Ci sono decine di famiglie che si vedono negare un diritto – spiega il sacerdote –. Come parrocchia abbiamo partecipato a bandi, ci siamo messi a disposizione, ma ci sono regole e criteri talvolta incomprensibili o giudicati eccessivi dagli stessi tribunali amministrativi». La casa non è semplicemente un luogo: «ma diventa progetto, accompagnamento, inclusione».