martedì 18 dicembre 2012
l ministro Clini corre ai ripari: rischiamo di pagare 280 milioni E pesa la situazione di Roma, oggetto di due procedure di infrazione. L’allarme: all’esame del Parlamento c’erano misure urgenti che adesso rischiano di essere vanificate. Ma il governo può intervenire lo stesso anche dopo lo scioglimento delle Camere.
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Solo un decreto legge, anche dopo lo sciolgimento delle Camere, potrebbe salvare l’Italia dalla "multa" da 280 milioni l’anno, da parte della Ue, per la cattiva gestione dei rifiuti. A lanciare l’allarme è il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, dopo l’incontro a Bruxelles col commissario Ue Janez Potocnik. Nel mirino dell’Europa è, come ben noto, l’eccessivo utilizzo delle discariche, il basso livello di raccolta differenziata e di recupero di energia (i termovalorizzatori), oltre all’ancora non risolto "caso Campania". Infatti i 280 milioni sono così suddivisi: 46 milioni ogni sei mesi per le discariche, oltre a una provvisionale da 56 milioni, e 180 milioni per la Campania. Ma c’è anche la situazione a Roma, oggetto di due procedure di infrazione. E quindi la cifra potrebbe ulteriormente crescere.Proprio per evitare questo salasso, spiega Clini ai giornalisti, «potrebbe esserci l’esigenza di un decreto legge ad hoc per evitare di pagare queste sanzioni». Aggiungendo che «se ci sarà un decreto, adesso non posso dirlo, ma il governo può emanare decreti legge anche dopo lo scioglimento delle Camere». Poi in una nota precisa: «È necessario adottare misure urgenti a livello nazionale che erano all’esame del Parlamento e rischiano di essere vanificate per la chiusura anticipata della legislatura». Dunque, aggiunge, «l’emergenza rappresentata dalle procedure di infrazione potrebbe autorizzare l’emanazione di un decreto legge con misure urgenti».Il primo punto sono le discariche. «Dobbiamo attivare a livello nazionale – dice il ministro – una procedura urgente che ci consenta di gestire il risanamento di queste discariche e siti in modo da concluderlo possibilmente entro il 2013», perché «questa è forse la condizione per evitare di pagare il conto salatissmo». l’altro problema è la differenziata, che per legge entro fine anno dovrebbe essere al 65% in tutti i comuni. Ma «siccome buona parte non ci arriva, è evidente che dobbiamo aggiornare la norma», introducendo «vincoli molti severi» in materia «fino a sanzioni a carico degli amministratori locali che non rispettano gli obblighi».Il ministro punta il dito contro i ritardi di alcune regioni dovuto al «ricorso a procedure barocche di autorizzazione degli interventi necessari». E fa nomi e cognomi. Clini spiega di satare «aspettando che la Regione Campania comunichi formalmente qual è lo stato dell’arte» sul piano di gestione dei rifiuti, da cui dipende l’evoluzione della procedura d’infrazione Ue. E non esclude un nuovo intervento del governo, come quello che si ipotizza per Roma. La situazione dei rifiuti nella Capitale, che è una «altra grana difficile» anche nei confronti della Ue, «va gestita con una procedura straordinaria che si faccia carico di tutto il ciclo dei rifiuti». Non basta cercare il sito per una una nuova discarica: «Il problema non si risolve cercando "buchi" ma va messo in moto il ciclo dei rifiuti».E già che c’è Clini tira fuori qualche sassolino. Quella della competenza regionale sui rifiuti, denuncia, è un’eccezione «solo italiana». Un’eccezione che porta così ad un paradosso pagato a caro prezzo: i rifiuti di Napoli o di Roma invece di essere gestiti in Italia finiscono all’estero, «con costi ovviamente molto alti». Accuse precise: «Mentre negli altri Paesi il raggiungimento degli obiettivi previsti dalle direttive e dalle leggi nazionali per la gestione integrata del ciclo dei rifiuti si realizza in ambito nazionale, da noi questo non avviene». Il «risultato pratico – insiste – è che Napoli deve inviare i suoi rifiuti all’estero perché non possono essere gestiti a Bologna piuttosto che a Venezia o a Milano o a Torino dove avrebbero le capacità». Un problema in comune con Roma. Di conseguenza «questi rifiuti che in Italia non possono essere gestiti, in Olanda, Germania o Spagna serviranno per riscaldare le case collegate con gli impianti che producono energia».
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