Il 2024 sarà l'anno più caldo di sempre e le emissioni di gas serra non accennano a diminuire - Fotogramma
«È virtualmente certo: il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato ed è probabile che sarà superiore di più di 1,55 gradi». Il servizio europeo di monitoraggio del meteo non lascia dubbi: l’anomalia della temperatura media per il resto del 2024 dovrebbe crollare quasi a zero perché il 2024 non risulti l’anno più caldo. Il primo pensiero va all’Accordo di Parigi, in base al quale, dal 2015 ad oggi il grado e mezzo di temperatura d’aumento medio globale è stato da sempre ripetuto come un mantra oltre il quale non si sarebbe dovuto andare.
«Non abbiamo trasgredito l’accordo di Parigi – conferma tuttavia Antonello Pasini, fisico del Cnr – perché il grado e mezzo va superato in un decennio. Però è chiaro che oggi questo dato è rappresenta una soglia simbolica: è il primo anno che andiamo oltre il grado e mezzo ed è di per sè significativo. È chiaro che il clima è un’inerzia e quindi tornare indietro da una situazione di questo tipo sarà molto difficile».
I segnali di allarme si succedevano mese dopo mese, ed ora è arrivata la certezza: il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato con una temperatura media globale di più 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali, probabilmente oltre gli 1,55 gradi. Copernicus sancisce la debacle, almeno per ora, di tutti i tentativi, palesemente troppo pochi, per arginare il cambiamento climatico e non superare quella soglia psicologica concordata da 200 Paesi oltre la quale verrebbero considerati irreversibili molti effetti del riscaldamento globale.
Le conclusioni alle quali arriva il servizio meteo dell’Ue si basano sull’osservazione di quanto accaduto nei primi 10 mesi dell’anno. «L’anomalia media della temperatura globale per i primi 10 mesi del 2024, da gennaio ad ottobre è stata di 0,71 gradi superiore rispetto alla media 1991-2020: la più alta mai registrata per questo periodo». Copernicus sottolinea anche i cambiamenti sotto il profilo idrogeologico con le devastanti anomalie del mese appena trascorso con le precipitazioni superiori alla media nella penisola iberica, in Francia, nel nord dell’Italia, in Norvegia, nel nord della Svezia e a est del Mar Nero, gli uragani negli Usa ma anche la siccità che in vaste aree degli Stati Uniti sta colpendo un numero record di persone.
«I rapporti coerenti dei servizi evidenziano non solo l’evidenza del nostro clima che cambia, ma anche la finestra di opportunità per interventi d’impatto per salvaguardare il futuro - spiegano dal Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus - Questi record annuali sono con ampio margine solo gli ultimi capitoli di una tendenza più lunga: le temperature medie globali sono in costante aumento. Il forte aumento dei gas serra dall’inizio della rivoluzione industriale ha innescato cambiamenti senza precedenti nel sistema terrestre, spingendo l’umanità e il nostro ambiente in un territorio inesplorato».
«Il vero problema è che si parla sempre più di adattamento – aggiunge Pasini – come se queste cose fossero inevitabili: fenomeni come ondate di calore, siccità e piogge estreme ce le terremo anche nei prossimi anni perché dipendono dall’energia presente in atmosfera. Questi fenomeni ce li ritroviamo sempre e dobbiamo adattarli alle nostre risorse idriche, alla nostra agricoltura, alle nostre città che sono estremamente fragili per le ondate di calore e per le piogge estreme, c’è una serie di cose cioè che vanno fatte». Tener conto dei cambiamenti in atto per evitare di “cadere” in scenari climatici peggiori, «perché a quel punto sarebbe difficilissimo adattarsi e difendersi. Dobbiamo gestire l’inevitabile con l’adattamento ma evitare l’ingestibile».