Un’altra giornata cupa per le nostre istituzioni. Visto dal Quirinale il giorno della (da tempo annunciata) richiesta dello stato di accusa da parte del M5S preoccupa soprattutto per il clima di scontro «senza precedenti », per la «violenza che fa ingresso nelle aule del Parlamento», constata amaramente Giorgio Napolitano, profondamente rammaricato per la lunga trafila di episodi che hanno caratterizzato anche la giornata di ieri. Per una Camera messa sotto assedio, dopo che l’altra sera si era arrivati ai tumulti in aula nella conversione in legge del decreto Imu-Bankitalia. Il capo dello Stato si è tenuto in stretto contatto con i presidenti delle Camere, in particolare ha sentito più volte Laura Boldrini, concordando sull’esigenza di non lasciare nulla di intentato per riportare alla ragione i deputati e soprattutto il gruppo di M5S, ma con il contributo di tutti. Nessuna giustificazione per il comportamento grillino, ma certo ancora una volta qualcosa non ha funzionato al meglio nel rapporto fra il Parlamento e l’esecutivo, portando al voto, insieme, e con urgenza, materie diverse, come più volte il Quirinale aveva raccomandato di non fare. Tuttavia a quel punto non c’erano altre vie d’uscita, che utilizzare la cosiddetta 'ghigliottina' per vincere l’ostruzionismo ed evitare la reintroduzione della seconda rata dell’Imu. Lo ha rivendicato pure la Boldrini ieri: «Mi sono assunta una responsabilità derivante da comportamenti altrui, da rigidità contrapposte di diverso segno che hanno scaricato l’onere di una decisione assai difficile sulla Presidenza della Camera», il suo sfogo dopo esser finita sulla graticola. M5S «non sa utilizzare gli strumenti che ci sono per svolgere il suo ruolo e allora ricorre ad altri mezzi: la violenza, le minacce, il turpiloquio. Tutte cose inaccettabili», dice. Perciò la presidente annuncia sanzioni rapide. Quanto alla richiesta di stato di accusa, dal Quirinale trapela solo «serenità» e fiducia nel percorso che la Costituzione detta. «A me pare qualcosa di fantasioso», osserva il presidente del Senato Piero Grasso. «C’è comunque una procedura che va attivata. Ho trasmesso la denuncia al presidente della Camera dei deputati, seguirà il percorso prescritto dalla legge». Nessuna valutazione nel merito trapela dal Colle, ma tutto sommato il primo esame degli argomenti - non nuovi - usati dalla denuncia grillina non fa che alimentare la serenità con cui questo passo era stato atteso. In particolare l’argomento dell’illegittima elezione era già stato confutato dalla Consulta nelle motivazioni della sentenza sul Porcellum. Nessun timore anche per l’accusa deriva presidenzialista che, alla luce della grave crisi attraversata dalle istituzioni, appare più come un argomento di propaganda politica che si reale concretezza giuridica.