sabato 2 giugno 2012
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Misura 70 metri, è il più alto del Veneto, pende di due. Eccolo il campanile che fa paura. Un’altra scossa e potrebbe cadere; la cuspide per prima. Le case più vicine sono state sgomberate, anche una quidicina di immigrati che ora sono ospiti del palazzetto dello sport. I vigili del fuoco, su indicazione della Soprintendenza, e con il beneplacito della diocesi, stanno fasciando la struttura, per metterla in sicurezza.Intanto la chiesa - barocca, del 1760 - è inagibile, come lo è quella, più recente di costruzione, della Beata Vergine del Carmine. Don Giancarlo Crepaldi è parroco di Ficarolo da 32 anni. «Ho detto alla mia gente di non lamentarsi, ma di ringraziare il Signore perché da noi ci sono solo danni». Bondeno è a 5 chilometri in linea d’aria, Finale Emilia a 20. «Questa è la terza grande paura della mia vita – racconta don Giancarlo –: all’età di 7 anni ho vissuto la guerra. Nel 1951 l’alluvione, con l’acqua fino al tetto della casa, e lo sfollamento. Adesso il terremoto». La chiesa ed il campanile sono il centro del paese. Centro che adesso non c’è più. La protezione civile l’ha transennato. La prima messa, dopo il terremoto, è stata celebrata sotto un tendone dell’Avis; nei giorni successivi in oratorio.Massimiliano Furini, architetto, abita a Ficarolo. In questi giorni, però, ha fatto una puntuale ricognizione - per conto del vescovo Lucio Soravito de Franceschi (che di terremoti e ricostruzione se ne intende, avendo contribuito alla rinascita del suo Friuli) - in tutte le parrocchie del Polesine che hanno registrato scosse più o meno importanti. Il bilancio delle prime verifiche è come un bollettino di guerra.«Ho contato almeno 20 parrocchie con la chiesa inagibile. Alcune sono state soltanto danneggiate, per le altre ci vorranno anni per rimetterle. E tanti soldi. Almeno 3 milioni di euro, di cui la metà soltanto per Ficarolo». La triste guaduatoria parte da Ficarolo per scendere a Calto, Gaiba, Salara, e poi avanti con un lungo elenco di comunità, dove l’incontrarsi per la messa e le liturgie è anche una dimensione della vita sociale e culturale. Il vescovo Soravito non perde occasione d’infondere fiducia e speranza. Nessuno, peraltro, si lamenta. «Le istituzioni sono arrivate con la massima rapidità», dice don Giancarlo. Anche per gli sfollati. Si limita ad una cinquantina il numero delle famiglie che hanno dovuto lasciar casa. Ma le comunità ecclesiali del Polesine condividono, al momento, la preoccupazione per la ripresa dell’economia. L’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato ha chiesto ieri al ministro Mario Catania un intervento presso la Commissione Europea, per poter procedere al versamento, entro luglio, dell’acconto del 50% dell’importo del premio unico Pac a favore delle aziende agricole del Polesine.
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