sabato 13 febbraio 2021
Il senatore era tra i più scettici sul sostegno al nuovo governo: «Superministero e garanzie di Draghi aspetti decisivi per superare i dubbi iniziali. Non ci sarà una scissione»
Gialuca Castaldi, senatore del M5s e sottosegretario uscente ai rapporti con il Parlamento

Gialuca Castaldi, senatore del M5s e sottosegretario uscente ai rapporti con il Parlamento

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«Sono partito da un ragionamento di pancia che mi suggeriva di votare 'no', poi però ho ripercorso questi anni vissuti prima all’opposizione e successivamente in maggioranza e ho capito che il modo migliore per combattere le nostre battaglie era far pesare la nostra forza parlamentare per indirizzare le scelte del prossimo governo». Gianluca Castaldi, senatore del M5s e sottosegretario uscente ai rapporti con il Parlamento, ha superato i dubbi che lo portavano a essere tra i parlamentari scettici sul sostegno pentastellato al governo Draghi e ha votato «sì» al quesito su Rousseau.

Senatore, è stata una scelta sofferta? Di più: è stato un lungo travaglio. Ma Draghi ha accolto alcune nostre richieste e ci ha fornito garanzie su punti del programma di governo che ci stanno particolarmente a cuore. Vedremo con il tempo se il presidente del Consiglio rispetterà tutti gli impegni presi.

Quanto ha influito nella scelta finale del M5s la creazione del superministero per la transizione ecologica? Tanto, perché è una delle nostre 'stelle' e nasce da una grande intuizione di Beppe Grillo. Da questo superministero filtreranno le scelte di politica industriale del Paese e gran parte degli investimenti dei 209 miliardi di risorse europee.

Dei 17 punti programmatici indicati da Grillo quali rappresentano un’assoluta priorità? Innanzitutto dobbiamo preservare tutto ciò che di buono abbiamo ottenuto con grande fatica: reddito di cittadinanza, legge anticorruzione e decreto dignità. Poi come M5s dobbiamo concentrarci per indirizzare le scelte decisive che passeranno dal ministero della Transizione ecologica. Del resto lo abbiamo dimostrato anche in questa fase di consultazioni di poter incidere: siamo stati gli unici a mettere contenuti e proposte sul tavolo di Draghi.

Non provate imbarazzo a stare in maggioranza con partiti come Forza Italia, Lega e Italia Viva? Ammetto che questo è stato il boccone più difficile da mandare giù. Sarà complicato 'convivere' al governo con Lega, Forza Italia e Italia Viva, ma va detto che con questi partiti non ci sarà un’alleanza organica. Ed è stato anche questo aspetto a convincere la maggioranza degli iscritti a scegliere il 'sì'. Con Pd e Leu invece c’è un’alleanza trasversale che speriamo di portare avanti e consolidare anche nel prossimo futuro. Come M5s, con quasi 300 eletti tra Camera e Senato, abbiamo i numeri per dettare l’agenda parlamentare e per indirizzare le politiche del governo Draghi: faremo pesare i nostri voti.

Quello che sta nascendo lo definirebbe un governo tecnico o politico? È un governo politico con figure tecniche di fiducia scelte da Draghi, come era giusto che fosse. È stato trovato un buon punto di equilibrio.

Dopo il voto su Rousseau crede il malessere manifestato da alcuni suoi colleghi senatori possa rientrare o si va verso una scissione? Un po’ di malessere era inevitabile, ma non credo ci saranno grossi scossoni e tutti rispetteranno la volontà della maggioranza degli iscritti. Se si verificheranno alcune uscite dal gruppo al Senato, si conteranno sul palmo di una mano. Non ci sarà una scissione.

Di Battista ha sbagliato a lasciare il M5s? Alessandro è un combattente e continuerà a soffrire anche da fuori. Potremmo dire che ha fatto un 'passo di lato', ma sono convinto che presto torneremo a camminare tutti insieme.

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