martedì 14 febbraio 2012
​Fu omicidio volontario. Lo ha stabilito la prima sezione penale della Suprema Corte nel confermare la sentenza d'appello nei confronti dell'agente della Polstrada che sparò al tifoso laziale.
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​L'uccisione di Gabriele Sandri fu omicidio volontario. Lo ha stabilito la prima sezione penale della Cassazione nel confermare la sentenza d'appello nei confronti dell'agente della Polstrada Luigi Spaccarotella, condannato a nove anni e quattro mesi di reclusione per l'omicidio volontario del tifoso della Lazio Gabriele Sandri. In particolare, la prima sezione penale della Cassazione presieduta da Paolo Bardovagni ha respinto il ricorso della difesa di Spaccarotella contro la decisione della Corte d'Assise d'Appello di Firenze del 1 dicembre 2010 che aveva aumentato la condanna rispetto al primo grado. Inizialmente, infatti, l'agente della Polstrada sospeso dal servizio era stato condannato a sei anni per omicidio colposo con colpa cosciente.Una tesi non condivisa dalla Cassazione che si è allineata alle richieste del sostituto procuratore generale Francesco Iacoviello che, in mattinata, chiedendo di confermare l'aumento di pena nei confronti di Spaccarotella aveva detto chiaramente che «l'agente non sparò alle gomme quella mattina dell'11 novembre 2007 quando appunto morì Gabriele Sandri». La Cassazione, dunque, ha sposato in pieno la tesi della pubblica accusa che nella requisitoria aveva sottolineato che il poliziotto «voleva colpire la macchina e l'ha colpita».
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