L'Italia blocchi immediatamente la trattativa in corso tra Roma e Il Cairo sulla mega-commessa per armi italiane da circa 10 miliardi se vuole davvero giustizia per Giulio Regeni. Un atto che coinvolgerebbe automaticamente anche tutti gli stati membri dell'Unione europea, bloccando atti di concorrenza industriale sleale. È la richiesta di Rete Pace e Disarmo al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Una mobilitazione che arriva nel quinto anniversario del rapimento e del barbaro omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni, per cui sono accusati quattro membri dei servizi segreti egiziani. E anche l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI) chiede un segnale forte, con il richiamo immediato dell'ambasciatore dal Cairo, associandosi alla richiesta dei genitori. Per chiedere allo stesso tempo la liberazione dello studente dell'università di Bologna Patrick Zaki, da mesi in carcere senza processo.
«Rifiutando di concedere l’autorizzazione all’esportazione di sistemi militari all’Egitto, l'Italia ha la possibilità di bloccare simili forniture da parte di tutta l’Unione Europea». È il passaggio centrale di una lettera che la Rete Italiana Pace e Disarmo ha inviato al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in vista del Consiglio dei ministri degli Affari esteri dell'Unione europea di lunedì 25 gennaio.
Il riferimento è non solo alle due fregate Fremm, originariamente destinate dal Parlamento italiano alla Marina Militare italiana (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi), ma soprattutto alle trattative in corso per nuove forniture militari: altre quattro fregate Fremm e 20 pattugliatori, 24 caccia multiruolo Eurofighter e altrettanti aerei addestratori M346. Un contratto che - secondo notizia di stampa - avrebbe un controvalore dai 9 agli 11 miliardi di euro, il maggiore mai rilasciato dall’Italia dal dopoguerra, e che farebbe dell’Egitto il principale acquirente di sistemi militari italiani per molti anni a venire. Primo posto come destinatario delle autorizzazioni militari dell'Italia già ottenuto nel 2019, con 871,7 milioni derivanti in particolare dalla fornitura di 32 elicotteri del gruppo Leonardo (24 elicotteri AW149 più otto AW189, tutti predisposti con mitragliatrici).
«A fronte delle recenti sprezzanti dichiarazioni del Procuratore Generale del Cairo, che la stessa Farnesina ha definito “inaccettabili” – dichiara Rete Pace e Disarmo - se davvero il nostro Paese intende ottenere quanto richiesto dalla Procura generale di Roma è venuto il momento di sospendere tutte le trattative in corso con l’Egitto per le forniture di sistemi militari».
La lettera di Rete Italiana Pace e Disarmo evidenzia cruciali interrogativi sugli effetti destabilizzanti nella regione mediorientale che il possibile utilizzo di questi armamenti da parte dell’Egitto potrebbe avere. Da una parte il Cairo non ha ancora aderito al Trattato internazionale sul commercio di armi (ATT) e dunque non offre alcuna garanzia di rispettarne regole e i divieti invece considerati fondamentali dall'Italia, dall'altra il regime del presidente Al Sisi ha intrapreso un programma di riarmo triplicando la spesa in armamenti e facendo dell’Egitto il terzo Paese al mondo per acquisizione di sistemi militari. Va ricordato, inoltre, il sostegno egiziano alle azioni militari, tra cui bombardamenti di strutture civili, da parte dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) guidato dal generale Khalifa Haftar che contribuiscono all'inasprimento del caos in Libia con effetti immediati soprattutto sulle vite della popolazione civile, ma anche sulle partenze incontrollate e pericolose di migranti.
Rete Italiana Pace e Disarmo richiama inoltre la Risoluzione del Parlamento europeo del 18 dicembre 2020 che denuncia le persistenti violazioni dei diritti umani e delle libertà democratiche in Egitto: «Oggi l'Italia ha la possibilità di concretizzare formalmente questo impegno - afferma la Rete - facendo in modo che dal Consiglio degli Affari Esteri dell'UE di oggi possano emergere decisioni significative nella direzione indicata dal nostro Ministro degli Esteri». La proposta lanciata al governo italiano e all'Unione Europea è quella di «vincolare le forniture di sistemi militari all’Egitto a chiari miglioramenti nel rispetto delle libertà democratiche e dello Stato di diritto».