Bufera nel Pd, 14 senatori dem si sono autosospesi dal gruppo parlamentare in seguito a quanto avvenuto sulle Riforme e sull'allontanamento di Corradino Mineo dalla commissione. Lo ha annunciato il senatore Dem Paolo Corsini in Aula a Palazzo Madama. Da Pechino intanto il premier Matteo Renzi, senza citare mai direttamente il caso Mineo, insiste sulla necessità di fare presto. "Le riforme non si annunciano, si fanno". Nella sua convinzione a cambiare il Paese, il premier sottolinea che non si mollerà di mezzo centimetro e non si lascerà a nessuno il diritto di veto, perché rispetto a questo "contano di più i voti degli italiani". Renzi sollecita ad andare avanti a testa alta, dice "basta con un'Italia rannicchiata", perché è finalmente il momento di fare gioco di squadra. E porta ad esempio il ct della Nazionale: "ci vuole un allenatore che faccia squadra per vincere". Nel partito il clima è teso. "Apprezzo il Renzi politico e penso sia una risorsa, ma il renzismo-stalinismo è grave. Non era mai successo che si violasse così l'articolo 67 della Costituzione". ha detto Mineo, commentando a Radio Popolare la sua sostituzione in commissione Affari costituzionali del Senato. "Da parte mia nessun veto, la mia colpa è quella di aver detto che i colonnelli di Renzi, Boschi, Zanda e Finocchiaro hanno gravemente danneggiato il progetto di riforma del Senato voluto dallo stesso governo", aggiunge. Continua insomma il braccio di ferro all'interno della maggioranza sulle riforme. Dopo un tentativo di moral suasion e un ultimatum, il Pd ieri ha sostituito Mineo, senatore dissidente ago della bilancia in commissione, con il capogruppo Luigi Zanda. Il fronte renziano è durissimo sugli autosospesi . Il braccio destro di Renzi, Luca Lotti in testa: "Ci aspettavamo 20 persone, sono solo 14. Mineo ha tradito l'accordo con il gruppo. Siamo un Partito democratico, non un movimento anarchico". Ed ancora Maria Elena Boschi: "Andiamo avanti. non si possono bloccare le riforme che milioni di cittadini ci chiedono perché 12-13 senatori non sono d'accordo. Non può esserci un potere di veto".Tuttavia anche nella minoranza, che si appresta ad una gestione unitaria del partito, non molti si schierano con i 'dissidenti'. Tranne Pippo Civati, Stefano Fassina e pochi altri. Anche Gianni Cuperlo, per dire, nell'auspicare una "ricomposizione" sollecita però Mineo ad adeguarsi alla linea del gruppo. "Spero in una ricomposizione. Credo che in questo momento occorra lavorare a questo", dice Cuperlo. Quale soluzione è possibile? "Il gruppo riveda la decisione di sostituire Mineo ma lui deve rispettare le decisioni del gruppo nel voto in commissione. Poi, in aula, avrà modo di proseguire la sua battaglia...".Quindi il richiamo di Lorenzo Guerini: "Diventa incomprensibile, innanzitutto per i nostri elettori, la posizione di chi rallenta il percorso delle riforme. Il Pd si è espresso a larghissima maggioranza più volte. È il tempo della responsabilità anche di coloro che hanno posizioni diverse perché le riforme sono indispensabili per l'Italia edopo 30 anni di discussioni sterili questo è il momento di farle".È la seconda sostituzione in due giorni, dopo quella del senatore di Per l'Italia Mario Mauro. La maggioranza 'blinda' così i suoi 15 voti in commissione, nell'attesa del ritorno dalla Cina di Matteo Renzi e del suo incontro con Silvio Berlusconi decisivo per capire se un'intesa più larga sulle riforme sarà possibile. Sabato alla direzione del Pd Renzi ribadirà che non si può perdere altro tempo, che le riforme vanno fatte subito. Da giorni in Senato il governo dà il via alla sua prova di forza, che passa attraverso i gruppi parlamentari. Prima la sostituzione del non allineato Mauro con il capogruppo di PI Lucio Romano. Mercoledì le 'misure estreme' e anche del Pd: via Mineo, firmatario del ddl Chiti e pasdaran della linea del Senato elettivo, cui il governo è nettamente contrario. Per tutta la giornata si è cercato di evitare lo strappo.ECCO CHI SONO I RIBELLIOltre all’ex giornalista Rai Corradino Mineo e all’ex presidente della Regione Toscana Vannino Chiti (i due senatori sostituiti "de imperio" dal gruppo parlamentare nella Commissione Affari Costituzionali) si sono autosospesi dal gruppo del Pd altri dodici senatori. Ecco chi sono: l’ex sindaco di Brescia, Paolo Corsini, l’ex procuratore di Venezia Felice Casson, Erica D’Adda, Nerina Dirindin, Maria Grazia Gatti, Francesco Giacobbe, Sergio Lo Giudice, Claudio Micheloni, Massimo Mucchetti (già vice direttore del Corriere della Sera, Lucrezia Ricchiuti, Walter Tocci (già vicesindaco di Roma) e Renato Turano.
Il partito nel caos dopo lo scontro interno sulla riforma del Senato. Renzi: contano solo i voti degli italiani.
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