Una somma di denaro relativa ad una finta consulenza pagata dal San Raffaele sarebbe finita su un conto estero riconducibile ad Antonio Simone, ex assessore regionale lombardo alla Sanità. Lo ha sostenuto in un interrogatorio del 5 dicembre scorso Giancarlo Grenci, fiduciario dell’uomo d’affari Pierangelo Daccò e indagato nell’ambito della prima tranche di inchiesta sul dissesto della Fondazione Monte Tabor.Grenci spiega che fu lo stesso Daccò ad indicare «di trasferire quella somma», cioè «500 mila euro» a beneficio di «un conto nominativo di Antonio Simone». Nelle carte depositate dopo la chiusura delle indagini, c’è anche un interrogatorio in cui si fa riferimento alla Dec, società pugliese dei costruttori Daniele e Gerardo Degennaro, arrestati nell’inchiesta sugli appalti a Bari, vicenda che ha messo in imbarazzo il sindaco Michele Emiliano. Un indagato dice di aver visto uno dei Degennaro portare soldi in una valigia a Mario Cal, ex direttore finanziario del San Raffaele, suicidatosi nel luglio dell’anno scorso. In un interrogatorio reso a novembre, il costruttore Pierino Zammarchi, indagato nell’inchiesta milanese, disse di aver visto uno dei due fratelli consegnare quattrini a Cal in cinque o sei occasioni.I rapporti della Dec del gruppo Degennaro con la dirigenza del San Raffaele di Milano «si sono sviluppati nella massima correttezza e trasparenza», informa una nota del gruppo che annuncia querele nei confronti degli accusatori.Su una iscrizione di Simeone nel registro degli indagati non arrivano né conferme né smentite ufficiali. L’avvocato Giuseppe Lucibello, legale di Simone, ha spiegato di non saperne nulla, precisando che l’ex assessore «collabora con Daccò dal 2004 e da lui doveva prendere dei soldi per delle consulenze, ma non c’è alcun riferimento alla vicenda San Raffaele». Il nome dell’ex politico lombardo l’aveva già fatto in un altro interrogatorio la segretaria di Cal, riferendosi a un «viaggio in Brasile» per «vedere le fazende della Vds (una holdiong italiana dell’agroalimentare, ndr) e combinare un incontro con rappresentanti» di un movimento ecclesiale. A testimoniare che i pm milanesi Orsi, Pedio e Ruta stanno anche indagando sulla Dec dei pugliesi Degennaro, ci sono i verbali appena depositati per la parte dell’inchiesta che vede indagati, per associazione a delinquere e bancarotta, a carico tra gli altri dell’uomo d’affari Pierangelo Daccò e dell’ex direttore amministrativo dell’ospedale Mario Valsecchi. Proprio a quest’ultimo, che ha ottenuto i domiciliari anche in virtù della sua collaborazione, i pm hanno posto una domanda precisa: «Sa se Degennaro abbia consegnato soldi a Cal?». Valsecchi risponde: «Non lo sapevo. Prendo atto delle dichiarazioni rese da Pierino Zammarchi quando ha dichiarato di avere visto De Gennaro portare soldi in valigia a Cal in 5-6 occasioni».I pm milanesi indagano sul buco da un miliardo e mezzo di euro della Fondazione ospedaliera – che conta quasi 4mila dipendenti – seguendo varie piste, tra cui quella delle presunte sovraffatturazioni nel pagamento dei fornitori, con la costituzione di fondi neri che sarebbero stati affidati all’uomo d’affari Pietro Daccò, e sulla presunta creazione di fondi neri.