Sul cammino di Enrico Letta si materializza anche la mina Nunzia De Girolamo. Il ministro delle Politiche agricole è sotto assedio per delle registrazioni carpite da un dirigente della Asl di Benevento, ora indagato per appropriazione indebita e altri reati connessi alla sua funzione, nell’abitazione del padre della ex pidiellina. In esse non emerge nulla di penalmente rilevante. Ma alcune circostanze su appalti e gestione di un bar interno a un ospedale rappresentano una difficoltà di tipo politico. Che da Benevento rimbalza a Roma. Direttamente nelle stanze di Palazzo Chigi in un momento in cui si parla di rimpasto.A scagliarsi contro la De Girolamo è il M5S, che con il nuovo capogruppo a Palazzo Madama, Vincenzo Maurizio Santangelo, chiede al presidente del Senato Piero Grasso di impegnare il ministro a «fornire immediate comunicazioni in merito al rapporto tra la sua attività politica e il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione». Il movimento si riserva di presentare una mozione di sfiducia. Il cui successo, però, al momento non pare garantito. In particolare non sembra probabile che Forza Italia voglia "bruciare" con l’esponente beneventana le residue speranze di ricucire con Angelino Alfano.Inoltre se i renziani si dicono aperti a una richiesta di dimissioni (lo ribadisce Paolo Gentiloni con gli opportuni distinguo tra valutazioni politiche e garantismo giudiziario), il resto del Pd è piuttosto tiepido. «Siamo stanchi di occuparci delle vicende dei ministri, vorremmo occuparci dei problemi dell’Italia», taglia corto Roberto Speranza dopo aver chiesto anche lui chiarezza.Lo stesso Letta è in difficoltà nell’abbozzare una difesa del suo ministro per la vicinanza della De Girolamo all’area di Vedrò, il
think tank lettiano. E per il fatto che l’ex pidiellina, ora passata con il Nuovo Centrodestra di Alfano, è sposata con Francesco Boccia, lettiano di ferro (anche se alle primarie ha votato per Matteo Renzi). «Chi sbaglia paga nella vita, sempre. E io appartengo a quella scuola antica, molto rigorosa con tutti, con chi è accanto e con chi è di fronte. Ma chi sbaglia lo faccio decidere alla magistratura, non lo decido io», sottolinea Boccia.