La ferita della nuova, drammatica crisi mediorientale ci riguarda e interpella nel profondo. In occasione della Giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione promossa dalla Chiesa italiana per il 17 ottobre Avvenire vuole raccogliere e far risuonare tutte le #vocidipace: mandaci la tua a vocidipace@avvenire.it o sui nostri canali social.
Sono molto amareggiato e deluso per gli episodi di violenza inauditi, che scatenano tanta rabbia e desiderio di vendetta in questi giorni, nella Terra Santa, in Israele come in Palestina. Ciò che mi sconvolge di più e mi addolora è soprattutto l'efferata crudeltà nei confronti dei bambini. Si ripete ancora oggi la strage degli Innocenti, come al tempo di Gesù. Mi domando spesso come mai la nostra umanità, in tanti secoli e nonostante le buine intenzioni, non sia riuscita a bandire la violenza e persiste nella lotta fratricida, che si scatena ovunque nel mondo. Davanti a questa drammatica situazione, che ha prodotto tante vittime innocenti da entrambe le parti, ci sentiamo tutti avviliti e impotenti. Non ci resta che l'arma della preghiera e il digiuno come gli strumenti con cui rivolgerci insieme a Dio per ottenere da Lui quella pace che Egli solo può assicurare. Perciò, in unità con tutti i fratelli di fede, diffusi nel mondo, oltre alla giornata di preghiera e digiuno del 17 ottobre, ho chiesto di vivere un momento comunitario, diocesano, con il Rosario la sera di mercoledì 18, in Cattedrale: a introdurre la preghiera sarà un video messaggio del caro fratello cardinale Pierbattista Pizzaballa, al quale ho chiesto di raccontarci, dalla sua viva voce, cosa sta accadendo e come possiamo sostenerli nel cammino verso la pace.
Anche chi non è credente può sentirsi coinvolto in un comune percorso che possa portare alla costruzione della pace, perché l'aspirazione alla pace, frutto della giustizia, è espressione della nostra comune umanità. Ogni uomo, indipendentemente dalle fede cristiana, sperimenta sofferenza e biasimo per la violenza in atto attualmente nei territori israeliani e palestinesi, come in altre parti del mondo. Né può esimersi dal domandarsi cosa fare per collaborare nella costruzione di un mondo più giusto e fraterno. Nessuno può stare a guardare, perché la guerra è sempre e per tutti una sconfitta della nostra umanità. Sarebbe già una prima vittoria se ciascuno di noi togliesse da sé quelle radici perverse che generano, in certi momenti, rabbia, desiderio di vendetta e di rivincita. Certe situazioni scatenano in noi risposte violente e irrazionali, che si amplificano nella misura dei compiti e delle responsabilità di ciascuno.
Vescovo di Como