mercoledì 4 aprile 2012
«Le mani delle mafie nel circuito legale di giochi. L’allarme lanciato dal ministro dell’Interno con la risposta scritta all’interrogazione del senatore Lauro (Pdl). «Spinge fasce di popolazione nell’area della povertà e marginalità sociale» e scommesse».
«Una lobby buona per cambiare»
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​Il «crescente ricorso» al gioco d’azzardo da parte «delle categorie sociali più deboli e dei giovani» rappresenta «un costo sociale elevatissimo, dagli effetti devastanti per l’indebitamento delle famiglie e il ricorso all’usura». Lo scrive il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri rispondendo ad un’interrogazione del senatore del Pdl, Raffaele Lauro, ex commissario di governo per la lotta al racket e all’usura. Il documento riguarda in particolare la zona di Sorrento, dove, denuncia Lauro, «la proliferazione delle sale da gioco è diventata preoccupante e ha suscitato grande allarme nelle famiglie». Ma nella lunga e articolata risposta (ben nove pagine), il ministro affronta il problema nei termini generali affermando che «la crisi economica sta determinando sempre più la ricerca "compulsiva" di facili guadagni attraverso il gioco, spingendo nell’area della povertà e della marginalità sociale fasce di popolazione che si indeboliscono progressivamente, passando dall’area del benessere a quella del disagio».La responsabile del Viminale lancia anche un preciso allarme sugli affari delle mafie nel mercato legale dei giochi. «La crescita esponenziale del fatturato economico riconducibile al settore dei giochi e delle scommesse, registrata negli ultimi anni, ha contribuito ad amplificare gli interessi della criminalità organizzata per la gestione "in forma imprenditoriale" del circuito legale dei giochi e delle scommesse, attesi i consistenti introiti che ne derivano». Il ministro Cancellieri indica due strade di inserimento delle cosche nei settore dei giochi. «Emerge che l’infiltrazione nel settore dei giochi viene attuata, in particolare con il cosiddetto "sistema parallelo", consistente nell’uso di apparecchi che, pur essendo installati, non vengono connessi alle reti dei concessionari ufficiali autorizzati, consentendo, così, alle organizzazioni criminali che li gestiscono la disponibilità di ingenti flusso di denaro».Truffa ma anche violenza. Il ministro denuncia, infatti, «come i gestori degli esercizi presi di mira dalla criminalità fossero costretti a rifornirsi dei videogiochi, leciti o non, esclusivamente dalle società gestite o controllate da gruppi criminali». Proprio per questo, assicura, «sul problema della proliferazione delle sale da gioco e dei tentativi di infiltrazione criminale è alta l’attenzione del Dipartimento della Pubblica sicurezza e di tutte le Forze di Polizia».La risposta all’interrogazione passa poi ad affrontare la situazione nella Penisola Sorrentina, tra le zone turistiche più note d’Italia. E i numeri forniti dalla Cancellieri fanno spavento. A Massa Lubrense ci sono 4 sale da gioco e 30 locali con "apparecchi"; Meta ha 3 sale da gioco; Piano di Sorrento 2 sale da gioco e 34 esercizi commerciali con slot e video-slot; S.Agnello 4 sale da gioco; Sorrento 7 sale da gioco; Vico Equense 6 sale da gioco annesse annesse a bar, agenzie di scommesse o internet point; Anacapri e Capri 9 e 15 pubblici esercizi con slot e altri apparecchi. Nei comuni di Massa Lubrense e S.Agnello tre sale da gioco si trovano vicino a chiese mentre a Sant’Agata dei due Golfi una sala giochi è addirittura vicino a una scuola elementare. Solo ipotesi di rischi? No, perché, come denuncia il ministro, proprio «nei confronti di quest’ultima struttura, la Guardia di Finanza ha accertato, lo scorso 16 febbraio, violazioni in materia di intermediazione ed esercizio abusivo di giochi e scommesse, sequestrando quattro postazioni telematiche». Di fronte a questo i comuni non si muovono. Il ministro sottolinea, infatti, come «non sono dotati di un regolamento specifico» in materia di autorizzazioni, distanze da luoghi "sensibili" e orari di apertura.
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