Il memorandum con la Libia, stipulato nel 2017 (che scade il 2 novembre) «non va. Non può essere rinnovato così com’è», avverte Laura Boldrini. «Non tiene conto di una guerra sopraggiunta, e dello smantellamento del soccorso in mare disposto da Salvini. E soprattutto del deterioramento delle condizioni di vita nei centri di detenzione, documentato, anche nei servizi di Avvenire», ricorda l’ex presidente della Camera, che ha da poco aderito al Pd. E tiene a esprimere solidarietà al collega Nello Scavo, per le minacce subite.
Che fare? L’accordo scade a giorni...
Non possiamo lasciar fare alla Libia. Mi appello a Conte per promuovere un’iniziativa che coinvolga il Parlamento allo scopo di svuotare e chiudere i centri di detenzione in Libia, come chiede l’Onu. Bisogna evacuare i 5mila richiedenti asilo, portarli in altri Paesi e sostenere i community center dell’Acnur, valutando anche la formula del contributo per l’alloggio, che a costi minori restituirebbe loro i diritti umani negati.
I porti libici non sono affidabili.
La Libia non è un porto sicuro. Inoltre è emerso che membri della Guardia costiera libica sono collusi coi trafficanti. Non si può lasciare alla Libia, come ha fatto Salvini, il coordinamento dei soccorsi. Questo deve tornare alla Guardia costiera italiana, e le Ong debbono poter tornare ad operare. Ho apprezzato che la ministra Lamorgese le abbia incontrate. Infine l’operazione Sofia, con altre regole di ingaggio, va ripristinata.
Nel frattempo sono intervenuti i decreti sicurezza.
Su entrambi il capo dello Stato ha fatto rilievi. Ma ora vanno cambiati radicalmente. Il decreto sicurezza uno, eliminando la protezione umanitaria ha aumentato il numero degli immigrati irregolari, e ha indebolito il sistema degli Sprar, che favoriva l’integrazione. Inoltre l’impossibilità pre- vista dal decreto di iscrivere i richiedenti asilo all’anagrafe crea problemi ai sindaci, perché in questo modo non possono avere una tessera sanitaria e nemmeno iscrivere i figli a scuola: sono dei fantasmi e nessun sindaco ha interesse a tenere fantasmi sul proprio territorio. Il vero intento del decreto era creare il caos, non la sicurezza, per alimentare paura e propaganda. Il secondo decreto ha invece colpito le Ong e il millenario principio del soccorso in mare. Su tutto questo c’è attesa di grande discontinuità da parte degli italiani che non cedono alla paura, e credono in un Paese in cui poter vivere in armonia.
Gli accordi di Malta sono una novità o solo fumo negli occhi?
Sono stati un primo passo. Salvini invece non andava alle riunioni con i partner europei, e poi li ricattava.
A Bruxelles non andava volentieri.
Preferiva andare a Mosca più che a Bruxelles, mettiamola così. Ma questo ha portato l’Italia all’isolamento. Ora è ripreso il dialogo, per assumersi una responsabilità collegiale È la strada da percorrere, oltre a coinvolgere i paesi di origine per siglare nuovi accordi di riammissione. Poi bisogna gestire la presenza di tutti quegli irregolari, mezzo milione circa, che Salvini voleva mandare a casa, e invece sono tutti qui.
E lo ius culturae?
La legge sulla cittadinanza è del 1992. L’Italia da allora è cambiata. C’è la proposta di legge di iniziativa popolare 'l’Italia sono anch’io' del 2012 promossa da oltre 30 sigle laiche e cattoliche, e anche per rispetto verso questi mondi ho presentato a mia firma questa proposta che, approvata alla Camera, non ha mai visto luce al Senato. Bisogna andare avanti con il dibattito in commissione: una società è più sicura quando è inclusiva. I bambini nati in Italia, o che qui hanno studiato, sono a tutti gli effetti italiani, farli sentire tali giova alla sicurezza di tutti.
C’è chi dice che così si perdono voti...
Il fenomeno va governato, con una visione contemporanea, senza inseguire la propaganda della destra.
Infine, la Bossi-Fini.
È un’altra legge che ha creato irregolarità e va superata. Come si assume una persona che non si conosce? Bisogna introdurre lo sponsor, il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro e le quote legali di immigrazione. Solo così si riduce il numero di immigrati irregolari.