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Via libera alla app di tracciamento degli spostamenti nella Fase 2. Il governo risponde alle obiezioni venute dall’opposizione ma anche da autorevoli giuristi, e adotta una tecnologia ritenuta potenzialmente in grado di neutralizare i rischi paventati di violazione della privacy i dati dovrebbero restare anonimi e saranno distrutti entro fine anno.
Ci saranno 15 giorni per svilupparla e testarla (avvio previsto per metà maggio) per verificare l’adesione dei cittadini, che sarà libera e spontanea, ed è chiaro che un flop vanificherebbe tutti gli obiettivi di partenza. Si tratta, come richiesto, di un provvedimento avente valore di legge, inserito nel decreto giustizia, ieri sera al vaglio del Consiglio dei ministri. Il Parlamento quindi potrà intervenire in sede di conversione, ma sarà anche coinvolto con informative in questa fase di test, che vedranno coinvolto anche il Copasir, il Comitato di controllo parlamentare sui servizi, per le questioni di sicurezza internazionali legate alla gestione dati. Ieri il governo ha fornito una prima informativa attraverso il ministro dell’Innovazione Paola Pisano, alla commissione Lavori pubblici del Senato.
Si tratterà di una piattaforma gestita dal ministero della Salute ispirata al modello proposto da Apple e Google, che presenta, si ritiene, maggiori garanzie di anonimato. L’app Immuni vedrà quindi una partenza celere ma non immediata. Si tratterà – inevitabilmente – anche di un test di partecipazione alla strategia messa in campo dal governo. Il decreto prevede che i dati dovranno essere resi “anonimi” o se non è possibile “pseudonomizzati” (con nomi non individuabili) ed entro dicembre 2020 – come detto – saranno distrutti.
Anche se volontaria, la app prevederà «misure tecniche e organizzative per garantire un livello di sicurezza adeguato ai rischi per i diritti e le libertà degli interessati». Sul piano tecnico l’applicazione non userà la geolocalizzazione: su ogni dispositivo su cui sarà scaricata genererà un codice identificativo temporaneo e anonimo che verrà scambiato tramite bluetooth con i dispositivi vicini. Acquisiti i codici dei cellulari di chi è risultato positivo, se l’app ritroverà questo codice all’interno della propria memoria farà apparire un messaggio a cura dell’autorità sanitaria.
Il decreto prevede anche una piat- taforma che dovrà essere istituita presso il ministero della Salute – in coordinamento con Protezione civile, Iss e le strutture sanitarie pubbliche e private – che si occuperà del tracciamento dei contatti e dell’adozione delle relative norme di prevenzione del contagio. Pisano ha assicurato che Immuni «non si occupa del diario clinico» dei cittadini che aderiscono. Per la ministra l’app funzionerà anche se l’adotterà il 25–30% degli italiani. Più drastico era stato Vittorio Colao, presidente del comitato tecnico scientifico che l’ha ideata, secondo cui «la app potrà servire se arriva in fretta, e se la scarica la grande maggioranza degli italiani.
È importante lanciarla entro la fine di maggio; se quest’estate l’avremo tutti o quasi, bene; altrimenti servirà a poco», ha avvertito. Ma è proprio sul concreto funzionamento che si giocheranno l’efficacia e il conseguente interesse ad aderire. Resta da chiarire, soprattutto, l’intreccio con il monitoraggio del contagio tramite tamponi la modalità con cui il contagiato potrà/ dovrà dare comunicazioni, e il ruolo dei medici di base. Il Copasir, per quanto di competenza, ha convocato per martedì le audizioni del ministro Pisano e del commissario straordinario Domenico Arcuri. Soddisfatti i senatori M5s delle rassicurazioni offerte in Commissione, polemizzano con «i soliti siparietti» della Lega, che «non contribuisce mai».
Diversa la posizione di Forza Italia, che rivendica i meriti del cambio di passo del governo, il quale dopo la risoluzione degli azzurri «si è svegliato dal torpore e si è convinto ad affrontare il tema con una legge», dice il responsabile del dipartimento Giustizia, l’ex ministro Enrico Costa.