sabato 5 novembre 2022
Due imbarcazioni entrano in acque italiane. Il ministro Piantedosi: sosta in rada temporanea, ma noi ci faremo carico dei più fragili In stallo per ora il dialogo con Germania e Norvegia
Un gruppo di migranti mostra cartelli con scritte di aiuto a bordo della “Ocean Viking”

Un gruppo di migranti mostra cartelli con scritte di aiuto a bordo della “Ocean Viking” - Ansa

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La prima mossa che ha interrotto lo stallo è arrivata in serata. E non dalle diplomazie europee, che alle richieste italiane di farsi carico dell’accoglienza dei migranti salvati in mare da navi umanitarie battenti bandiera norvegese e tedesca hanno finora dato scarsa risposta.

A compierla, secondo quanto ha riferito al termine del Cdm il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, è stata la Humanity 1, una delle quattro imbarcazioni che aveva chiesto un porto sicuro all’Italia (insieme a Ocean Viking, Geo barents e Rise Above). In serata, la nave è entrata in acque territoriali italiane, ha ricostruito il ministro, aggiugendo che «davanti a Catania le verrà imposto di fermarsi in rada e potrà permanere in acque italiane per vedere le emergenze di carattere sanitario. Ci faremo carico di tutte le persone che hanno bisogno, come le donne incinte o i bambini».

Piantedosi ha spiegato che il permesso di sosta, per così dire, sarà temporaneo: «Rispettiamo le persone e le esigenze umanitarie. Ma, all'esito della verifica, le persone che non rientrano» in quelle categorie «dovranno rimanere a bordo e tornare in acque internazionali». Qualche minuto dopo, si è appreso che un’altra nave, con una «rivolta a bordo» stava navigando con la prua verso Siracusa. Sul piano diplomatico, fino a quel momento, la linea di Roma (lasciare gli scafi in mare in attesa che gli Stati di cui adottano la bandiera si facciano carico dei migranti) non aveva prodotto risultati apprezzabili. A un primo nein di Berlino (ma il dialogo resta aperto), si è sommato quello dell’ambasciatore norvegese a Roma Johan Vibe, che afferma che il suo Paese non ha «nessuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi», private o di ong, «battenti bandiera norvegese nel Mediterraneo».

Da Bruxelles, fonti europee hanno riferito che - nell’incontro di giovedì con Ursula von der Leyen - la premier Giorgia Meloni non avrebbe calcato la mano sui ricollocamenti immediati di chi approda in Italia : «Non c’è stato scontro», hanno detto le fonti, ma se le risposte non arriveranno si «rischia» che ci sia. In giornata, poi, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito che «l’Italia non si tira indietro quando si tratta di salvare vite umane, ma le regole vanno rispettate. Dobbiamo sapere chi c’è a bordo». Tajani (che, a margine del G7 di Muenster, ha posto la questione all’omologa tedesca Annalena Baerbock) ha sollecitato l’Europa a «farsi carico dell’immigrazione. Chiediamo che tutte le navi che raccolgono persone in mare, quando domandano d’attraccare in un porto italiano, dicano chi c’è a bordo, quanti sono, da dove vengono, ci serve una relazione completa sulle persone, per la sicurezza nazionale».

Informazioni che, per essere raccolte, necessitano tempo, tanto più in condizioni di mare difficili. Ma Tajani ha incalzato: «Vogliamo solo che si rispettino le norme, non è un problema con la Germania, è un problema con tutti . Abbiamo mandato note verbali, non solo alla Germania, continueremo a insistere per avere risposte. Ci sono tanti altri porti sicuri oltre ai nostri, e non si può lasciare nel Paese d’arrivo tutti i migranti». Una sponda di mediazione è arrivata da Parigi, attraverso la mano tesa del ministro dell’Interno Gérald Darmanin: «Abbiamo detto all’Italia, e lo diciamo insieme alla Germania, che se quella nave umanitaria (l’Ocean Viking, ndr) verrà accolta in Italia, anche noi accoglieremo una parte dei migranti, delle donne e dei bambini» affinché «l’Italia non si debba prendere carico da sola del fardello di questo arrivo di migranti».

Intervistato dalla rete francese Rmc-Bfmtv, Darmanin ha poi aggiunto: «Non dubitiamo un solo istante che l’Italia rispetti il diritto internazionale, accogliendo in uno dei suoi porti chi è in attesa», perché «è il porto più sicuro e più vicino che deve accogliere». Sul piano interno la linea del governo ha suscitato le critiche delle opposizioni. Il dem Enrico Borghi ha suggerito a Piantedosi «di non seguire la strada del suo predecessore Matteo Salvini». E il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha accusato il governo di fare «la voce grossa contro questi disperati, contro le Ong e contro altri Stati europei», anziché adempiere agli obblighi di diritto internazionale.

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