sabato 1 dicembre 2012
​Toni distensivi per l'ultimo giorno di confronto prima del ballottaggio per la premiership del centro-sinistra. Renzi: partita bellissima, abbiamo giocato con onestà. Bersani: grande festa della democrazia. 
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Il duello Bersani-Renzi si avvia al suo epilogo. Domenica 2 dicembre si vota dalle 8 alle 20 negli stessi seggi in cui si è votato il 25 novembre, mettendo la croce sul nome di uno dei due candidati arrivati in finale: Pier Luigi Bersani, segretario in carica del Partito Democratico o Matteo Renzi, sindaco di Firenze. Sulla carta, il favorito è Bersani che, nel primo turno, ha ottenuto il 44,9% dei consensi contro il 35,5% di Renzi.Subito dopo le accuse incrociate di brogli tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi, oggi le diplomazie si sono messe al lavoro per evitare che il ballottaggio di domenica degenerasse in caos e in una guerra di tutti contro tutti dagli esiti imprevedibili. Un rischio troppo grande che ha spinto Renzi a richiamare i pasdaran e stamattina ad offrire un caffè riparatore al rivale: "Vediamoci a Milano e lanciamo insieme un appello alla serenità", è l'offerta del sindaco che il leader Pd declina, causa tour elettorale, ma si dice "certo che Matteo rispetterà le regole".Già ieri pomeriggio Bersani e Renzi avevano capito che la tensione tra opposte tifoserie rischiava di sfuggire di mano. I due, a quanto si apprende, si erano scambiati sms, forma di comunicazione che hanno usato per tutta la campagna elettorale, per spiegarsi le ragioni reciproche: il segretario Pd fermo sulla linea che "le regole non si cambiano in corsa", il sindaco altrettanto convinto nel difendere il 'mail bombing' e la pubblicità al ballottaggio con l'unico scopo di allargare la partecipazione a chi, anche per la prima volta, voleva avvicinarsi al centrosinistra. L'allarme, però, è scattato ieri in tarda serata quando Renzi ha alluso a brogli in alcune città, come Napoli, e i bersaniani hanno accusato di sabotaggio delle primarie. Il 'caffè della pacè, offerto da Renzi, alla fine non c'è a Milano ma "solo per motivi logistici", assicura Bersani che rilancia con un pranzo il prima possibile. Il segretario Pd evita di dare l'immagine che, dietro gli attacchi reciproci, i due abbiano già un accordo prima ancora che i cittadini decidano domani chi sarà il candidato premier del centrosinistra. Ma Bersani, dato in netto vantaggio dall'ultimo sondaggio Ipr Marketing al 59,5 per cento contro il 40,5 di Renzi, riconosce pubblicamente le ragioni del sindaco pur "diverse" dalle sue e si dice "sicuro che in queste ore maturerà l'intenzione di rispettarle". Perchè il vero obiettivo del segretario è che le primarie siano "una grande festa della democrazia" e da lunedì si avvii "il lavoro di una grandissima squadra, che nel frattempo è diventata uno squadrone". Nella quale, chiarisce meglio Enrico Letta, "sarebbe un errore se Renzi non restasse in squadra, se scomparisse dal Pd". E nella logica dello "squadrone", che punta a vincere le elezioni, è necessario mettere fine, chiede Bersani, al "fuoco amico". Renzi non nasconde l'amarezza perchè "qualcuno ha messo in discussione la nostra correttezza" e rivendica "lealtà e onesta in una partita difficilissima che proveremo a vincere".  Ma, pur pubblicando su Facebook i '20 motivi di differenze tra noi e lorò, mette da parte le accuse anche se delle migliaia di richieste per il voto al ballottaggio la stragrande maggioranza è stata cassata dai coordinamenti provinciali. Secondo i dati, spesso forniti dai comitati renziani, a Milano su 14 mila domande ne sono state accolte 225, a Bologna 224 su 2800, a Torino 64 su 4900 fino ad arrivare a Firenze, dove ne hanno accolte solo 10 su oltre 10mila, e a Livorno, dove nessuno ha avuto la deroga. Tutte le domande arrivate dal sito www.domenicavoto.it, attribuibile alla fondazione Big Bang, sono state di fatto tutte cassate e le motivazioni sono state vagliate fino a sera dai comitati. Ma i contendenti non temono ripercussioni su domani. "Non temo assolutamente problemi" ostenta fiducia il segretario Pd. In ogni caso il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri ha allertato con una circolare i prefetti per prevenire "ogni illegalità o azioni di disturbo", pur affermando di non avere timori particolari.
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