venerdì 26 settembre 2014
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Sebbene a Palazzo Chigi le mosse della minoranza vengano viste con molto sospetto, i passi verso una soluzione condivisa nel Pd su articolo 18 e reintegro si fanno più decisi. Ad aprire la porta è soprattutto l’ex segretario Pier Luigi Bersani: «La sintesi non solo è possibile, ma anche abbastanza agevole. Basta volerla...». Mentre da Cuperlo a D’Attorre, arrivando ai più moderati Speranza e Boccia, è tutto un invito a cercare un incontro tra le parti e un’intesa già prima della direzione di lunedì. L’auspicio è addirittura quello di varare un documento unitario che eviti una conta amarissima per i dissidenti. La minoranza, che in realtà nei due rami del Parlamento è maggioranza numerica, cerca di convincere i renziani su uno schema del genere: nel nuovo contratto a tutele crescenti, ci sarebbe una prima fase di prova (1 anno?) durante la quale si può essere licenziati senza nemmeno l’indennizzo, poi una fase transitoria in cui c’è un risarcimento via via crescente. Poi, ai cinque anni, tornerebbe la possibilità del reintegro per via giudiziaria. Un adattamento della storica proposta Boeri-Garibaldi. In più, la sinistra Pd vuole la certezza che la legge di stabilità stanzi subito le risorse per universalizzare diritti e tutele per i precari ora esclusi da ogni forma di welfare.  Ma Renzi vuole parlarne? Il premier è negli States, e nessuno nel governo assicura che sia intenzione del premier mettersi a tavolino e cercare un compromesso (le sue parole dagli States suonano alquanto chiare). Sia Palazzo Chigi sia il dicastero del Lavoro sembrano perplessi di fronte all’eventualità di una riforma che potrebbe sembrare, per via delle troppe vie di mezzo, «pasticciata».Certo, il dato nuovo che fa pensare alla necessità di trovare un’intesa è la situazione dentro Forza Italia. Sebbene Giovanni Toti dica che il «soccorso azzurro» è sempre disponibile a meno che non ci siano «cambiamenti al ribasso», la verità è che nel partito di Berlusconi quasi 40 senatori sono pronti a bocciare il jobs act, disattendendo le indicazioni del Cavaliere. Intanto freme ancora il mondo sindacale. La Cgil sembra attendere la direzione di lunedì per decidere il da farsi. Però l’idea della piazza resta, e la Fiom conferma la disponibilità e mobilitarsi insieme alla 'casa madre' dopo mesi di tensioni tra Camusso e Landini. La data su cui si ragiona è il 25 ottobre, la location Roma o Bologna. Intorno alla manifestazione non c’è però unità sindacale. L’incontro previsto oggi tra Camusso, Bonanni e Angeletti è saltato - molto incide il cambio di guardia interno alla Cisl -. Allarmato il leader Uil, che ha scritto ai due colleghi chiedendo di riprendere il percorso concordato (lunedì dovrebbe riunirsi le segreterie delle tre confederazioni).
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