mercoledì 18 giugno 2014
Il leader di Fi torna alla Camera per illustrare il progetto di elezione diretta del capo dello Stato e si appella a Renzi. Duro attacco nei confronti di Napolitano: il suo ruolo "patologico".
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Silvio Berlusconi torna a varcare il portone di Montecitorio a quasi quattro mesi dall'ultima volta. E ai gironalisti che gli chiedono se la Camera gli sia mancata replica con un "assolutamente no". Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti: il trionfo alle elezioni di Renzi, il patto del Nazareno che scricchiola e adesso la mossa a sorpresa di Grillo che potrebbe cambiare gli equilibri in campo sulla delicatissima questione delle riforme. Non è un caso che Berlusconi in una fase così delicata abbia chiamato a raccolta la stampa per sgombrare il campo dagli equivoci, siamo sempre stati disponibili a fare le riforme, rilanciare la proposta del presidenzialismo declinata in "tre strade", attaccare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da sempre uno dei suoi bersagli preferiti, e mettere sull'avviso le stesso Renzi. Proponendogli un nuovo patto per le riforme, invitandolo ad un incontro, nel caso in cui le diplomazie dei partiti fallissero, e facendo capire di non essere disponibile a passare la mano in questa delicata partita, a Grillo. L'attacco nei confronti di Napolitano è frontale. "Oggi abbiamo un Capo dello Stato che è passato al di là della sua funzione prevista dalla Costituzione, passaggio che è diventato patologico" ha detto sottolineando che l'andare oltre il ruolo previsto dalla Carta da parte del presidente della Repubblica produca "una distorsione patologica di una democrazia parlamentare". "Negli ultimi decenni il Capo dello stato si è trovato a svolgere, sempre di più, un ruolo di supplenza emergenziale" ma "quando l'emergenza si protrae troppo a lungo finisce per diventare fisiologica", evidenzia Berlusconi. "Il problema - spiega - è che oggi il capo dello Stato non ha una legittimazione popolare. Si è verificata una frattura irrisolta tra la lettera della Costituzione e la pratica quotidiana". Oggi infatti, è la premessa da cui parte Berlusconi per spingere l'acceleratore sul presidenzialismo, il capo dello Stato non è spressione della colontà dei cittadini ma viene deciso a seguito di molte discussioni, contrasti e compromessi, da due, tre quattro segretari di partito, in una stanza chiusa e nella maggior parte pure di notte, con le idee quindi non chiarissime". Il perno della proposta di Berlusconi è insomma l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Tre i percorsi paralleli annunciati: la presentazione di emendamenti in Commissioni Affari Costituzionali al Senato per elezione diretta del Capo dello Stato, la strada considerata "più veloce, augurabile e efficace". La seconda strada è la "presentazione di una proposta di legge costituzionale", la terza quella "di un referendum di indirizzo per chiedere ai cittadini se approvano la scelta presidenzialista". Servono 50mila firme - ha spiegato Berlusconi - ne raccoglieremo milioni.Berlusconi ha rivolto un appello a Renzi e alla sinistra ad accogliere questa proposta. "Se ci fosse un accordo su questi emendamenti, che si possono anche cambiare - ha detto - si adrebbe al Paese un sistema snello". Sulle riforme, ha detto il leader di Fi, il governo Renzi fa solo annunci. "Continua ad annunciare di volre fare ma siamo ancora ai prelimiari. La legge elettorale, che stando a quanto detto dal premier doveva essere approvata entro il 25 maggio, si è insabbiata". In particolare perché non si è trovato un accordo sul sistema di designazione dei senatori. "Il programma è che il presidente Romani si incontrerà con la signora Boschi, se l'accordo non verrà  trovato ci incontreremo direttamente con Renzi".
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