La rincorsa in vista delle
elezioni europee parte dalla sua Milano. Dove
Silvio Berlusconi si presenta lamentandosi per non essere stato invitato ("ho messo il broncio") e ruba la scena alla presentazione delle lista di Fi, parlando per un'ora e mezzo di seguito. Il nemico da battere, inutile nasconderlo, è quel
Matteo Renzi che sino a qualche giorno fa era un quasi alleato in nome di quelle riforme che adesso sono appese ad un filo. Una "nuova star del firmamento della sinistra", quel "buel bel fioeu che fa scintille in tv". Insomma un personaggio politico che per la prima volta in vent'anni gli ha rubato la scena. "Con un diluvio di questo tipo, credo che
se siamo al 20% dobbiamo accendere un cero" ammette parlando della sovraesposizione del premier in tv.
Sul
capitolo riforme i toni sembrano però assai più pacati rispetto alle esternazioni di qualche giorno fa, dal salotto di Bruno Vespa. Berlusconi rivendica la paternità delle riforme che "non sono le riforme del signor Renzi ma le nostre riforme" visto che "se c'è qualcuno che da vent'anni chiede e vuole fare le riforme, questo si chiama Forza Italia, si chiama Silvio Berlusconi". Il leader di Fi si dice pronto ad onorare i patti. "Siamo pronti a sederci ad un tavolo per
discutere sulla composizione del Senato. Ci siamo". Ma alcune proposte sono da rivedere. Quando è arrivato il progetto del Governo che riduce "il Senato a un dopolavoro dei sindaci in gita turistica a Roma a noi è parso che fosse fuor di ragione". Da
limare anche l'Italicum "abbiamo detto sì, ma la legge che sta venendo fuori è molto peggio del Porcellum". Visto che, è il sillogismo evidenziato dal Cavaliere "se si andasse al ballottaggio tutti i voti dei Cinque stelle andrebbero alla sinistra". L'obiettivo a breve termine a cui puntare, è
il ritorno alle urne per mettere fine a quella lunga autonomia rappresentanta dai tre governi consecutivi non eletti dal popolo. Renzi, ha detto Berlusconi "non era nemmeno candidato alle elezioni nazionali ed ha portato persone sconosciute nella squadra di Governo" per questo la situazione attuale in Italia non può "essere considerata una democrazia". Nel suo lungo intervento Berlusconi non ha risparmiato le critiche ai fuoriusciti da Fi. Senza mai citare il Nuovo Centrodestra di Alfano si è scagliato contro le altre
formazioni politiche "provenienti da noi". Persone elette con il Pdl, che è guidato "da un leader che aveva il proprio nome nel simbolo" e che avevano "firmato l'impegno di dimissioni ove avessero deciso di cambiare gruppo". Infine una stoccata a "quel signore che si chiama
Schulz, a cui io involontariamente ho fatto una campagna straordinaria, un signore che non ha grande simpatia non solo per Berlusconi, ma per l'Italia: dunque votare per la sinistra significa votare per lui". Il leader di Fi ha ripetuto in pubblico la controversa gag al Parlamento europeo, in cui nel 2003, da premier, consigliò all'allora capogruppo del Pse Schulz (oggi candidato alla presidenza della Commissione Ue) un ruolo da kapò
in un film sui campi di concentramento tedeschi. "Non lo volevo offendere - ha concluso Berlusconi - ma apriti cielo, perchè i tedeschi, per loro, i campi di concentramento non sono mai esistiti. I campi di Katyn, invece, sì; quelli tedeschi, no". Immediata la replica del Partito socialista europeo. Sergei Stanishev, ha chiesto ad Angela Merkel e al candidato del Ppe Jean Claude Juncker l'"immediatacondanna" delle "
spregevoli dichiarazioni" di Berlusconi su Martin Schulz, definite "un insulto all'intero popolo tedesco".