giovedì 3 maggio 2018
Il presidente della Cei apre il Congresso degli universitari cattolici della Fuci e parla della crisi italiana: serve una politica sociale coraggiosa. Lavoro, famiglia e giovani le priorità
Il cardinale Bassetti con i giovani della Fuci a Reggio Calabria

Il cardinale Bassetti con i giovani della Fuci a Reggio Calabria

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«Il tempo delle attese non è eterno e sta per finire. È questo il tempo della responsabilità e delle risposte. Lo comprendano bene i nostri politici». Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, sceglie gli universitari cattolici della Fuci riuniti a Reggio Calabria per il 67esimo Congresso nazionale per parlare della crisi italiana. E, quasi rispondendo alla (falsa) accusa di silenzio della Chiesa di fronte all’impasse per il nuovo esecutivo, lancia un «appello a tutta la classe politica e in particolare a chi sarà chiamato ad assumere un ruolo di governo». «Siate coraggiosi – dice il presidente della Cei –, non deludeteci e soprattutto siate gli iniziatori di una politica sociale coraggiosa».

Basta, aggiunge, con la «polemica sociale» e con l’«identificazione di avversari da combattere». Perché il Paese «assiste con preoccupazione allo stallo politico in cui è caduto», afferma il cardinale. E fa sapere: «Con forza dico che il tempo delle promesse irrealizzabili è scaduto». Perciò occorre concentrarsi «sull’impegno responsabile di ogni persona e sulla consapevolezza di quelle che sono le “priorità irrinunciabili” per la società italiana».Tre soprattutto, che Bassetti ripropone dalla Calabria: «Lavoro, famiglia, giovani».

Temi intorno ai quali «incoraggiare l’azione di uomini e donne di buona volontà che aspirano, concretamente e non solo a parole, al bene comune», precisa il porporato. E sollecita «la difesa delle regole della vita democratica» ma anche «una salda collocazione dell’Italia all’interno di una nuova Europa ancora più unita, più popolare e più solidale». Poi bisogna intervenire su una nazione «ancora attraversata da un clima di “rancore sociale” e da una “cultura della paura”». «Come cristiani – conclude di fronte agli universitari – siamo chiamati ad abbattere ogni muro di indifferenza per costruire ponti di dialogo».

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