venerdì 19 maggio 2023
L'ultima è stata inaugurata all'ospedale di Siracusa. L'Italia è leader in Europa, ma servono reti regionali per coprire in tutti i territori il fabbisogno del miglior alimento per i neonati
Il manifesto della giornata

Il manifesto della giornata - Promotori

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La Banca del latte umano donato n. 41 in Italia viene inaugurata oggi con le prime donatrici all’ospedale Umberto I di Siracusa ed è la quarta in Sicilia dopo quelle presenti a Palermo, Messina e Catania. Un giorno significativo, dato che proprio il 19 maggio si celebra la Giornata mondiale della donazione del latte umano, prezioso – quando quello materno non è disponibile – per i neonati fragili e prematuri con peso alla nascita inferiore ai 1.500 grammi.

Un piccolo gesto può alimentare un grande sogno: dona il latte materno” è lo slogan scelto per l’evento, promosso nel nostro Paese da Aiblud (Associazione italiana banche del latte umano donato) e Sin (Società italiana di neonatologia). «Il latte materno è il miglior alimento disponibile per tutti i neonati, siano essi prematuri o nati a termine. Sono state rinvenute centinaia di componenti al suo interno e se ne continuano a scoprire di nuove, ma ancora oggi non si conosce la composizione completa del latte umano, che varia durante le varie fasi dell’allattamento», spiega Luigi Orfeo, presidente della Sin.

«Un ottimo rimedio terapeutico che evita una serie di patologie, diventando strumento farmacologico per prevenire e curare. E anche un ulteriore invito a promuovere l’allattamento materno», sottolinea Guido Moro, presidente dell’Aiblud, che insieme a Orfeo vuole ringraziare anzitutto «le mamme donatrici, che con il loro gesto contribuiscono alla salute dei neonati vulnerabili».

Nel mondo ci sono più di 750 banche in 66 Paesi che raccolgono il latte umano donato, forniscono oltre 1 milione di litri di latte umano a più di 800mila neonati ogni anno. Poco meno della metà delle banche (282) si trova in Europa. Nonostante l’Italia sia il primo Paese in Europa per numero di queste banche speciali, seguito dalla Germania con 37 e dalla Francia con 36, «il fabbisogno nei neonati più vulnerabili non è ancora soddisfatto, perché sono distribuite in modo disomogeneo, a macchia di leopardo, e non organizzate in rete.

In Sardegna, per esempio, non ce n’è neppure una; al Sud sono 8, di cui la metà in Sicilia, due in Puglia (San Giovanni Rotondo e Bari), una in Campania a Napoli e una in Calabria a Cosenza.

Nel Lazio è presente solo una banca all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma», osserva Moro. Le più virtuose? Quella all'ospedale Meyer di Firenze, «che raccoglie 3mila litri di latte all’anno, seguita da quella alla Clinica “Mangiagalli” di Milano con oltre 2mila litri e quella dell’Università di Torino. Mentre alcune banche andrebbero definite come centri di raccolta, perché si aggirano intorno ai 50-60 litri annui».

Moro auspica la creazione di «reti regionali che mettano le banche in rete per coprire il fabbisogno, così come ha fatto la Toscana dal 2010, creando un collegamento fra le 6 banche che forniscono 22 ospedali. Se lo ha fatto questa Regione, con una delibera emanata nel 2008, possono farlo anche le altre. Ci vuole buona volontà a livello politico, insieme all’interlocuzione fra banche. Occorre lavorare insieme».

E poi è necessario sensibilizzare «le Istituzioni e le Autorità sanitarie ad adottare tutti gli interventi proposti per qualificare il sistema delle Blud, insieme a una campagna per invitare alla donazione finanziata dal ministero della Salute con spot su canali tv e radio».

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