sabato 23 luglio 2022
La terribile vicenda della bambina di un anno e mezzo lasciata in casa da sola per sei giorni. La madre 36enne ammette di aver messo in conto le conseguenze, ma di aver sperato che tutto andasse bene
Bimba morta, confermato il fermo per la madre. "Sapevo che poteva finire così"

Fotogramma

COMMENTA E CONDIVIDI

Ha voluto che la figlia morisse, anche senza premeditazione. Con questa motivazione il Giudice per le indagini preliminari Fabrizio Felice ha convalidato il fermo di Alessia Pifferi, la madre 36enne accusata di aver abbandonato per sei giorni, da giovedì 14 a mercoledì 20 luglio, Diana, la figlia di un anno e mezzo, in un lettino da campeggio, chiusa in casa da sola, con un unico biberon e in una settimana in cui le temperature a Milano hanno raggiunto picchi di 38-39 gradi.

«Ma lei pensava che bastasse un biberon per sfamare sua figlia? Sa che conseguenze può avere l’assenza di cibo e liquidi, specialmente con le alte temperature in un bimbo di un anno e mezzo?», le aveva chiesto il pm Francesco De Tommasi. «Sì. A parte la disidratazione, la morte», aveva risposto la madre, aggiungendo: «Sapevo che stavo facendo qualcosa di sbagliato… sapevo che poteva andare così», aveva risposto al pm e agli investigatori della squadra Mobile di Milano.

«Una condotta dall'impatto intrinsecamente ed estremamente violento anche se non in forma commissiva» ha scritto il gip Felice nell'ordinanza di convalida dell'arresto.

In quei giorni, spiega ancora, la donna «è passata da uno stato iniziale di superficiale incoscienza», perché già altre volte l'avrebbe abbandonata per dei fine settimana e la piccola si era salvata, «a uno stato di consapevolezza molto più profondo che l'ha portata a ritenere praticamente certa, o altissimamente probabile, la morte».

Sono state riportate anche alcune dichiarazioni della donna, per qualificare l'omicidio volontario nella forma dell'omissione (e non come dolo eventuale, ossia come accettazione del rischio della morte conseguente). «Dopo la discussione (con il suo compagno, all'oscuro di tutto, ndr) all'inizio lui ha detto che mi avrebbe riaccompagnata a casa, poi però ho visto che mi prendeva la mano e che si dirigeva verso Leffe, lì ho capito che saremmo tornati a casa sua e non ho detto niente», è un passaggio del verbale davanti al gip.

E ancora: «A questo punto io avevo paura che la bambina potesse morire, dall'altra però avevo anche paura sia della reazione, del giudizio negativo di mia sorella, sia della reazione del mio compagno. Se ora ci ripenso la mia percezione è che quelle due paure avessero pari forza senza che una prevalesse sull'altra».

«A partire dalla domenica, quando cominciavano a passare più giorni del solito, ho cominciato ad avere concretamente paura che la bambina morisse ma comunque mi auguravo che non succedesse. Questo augurio nella mia mente un po' era una specie di speranza», ha aggiunto la donna. La madre 36 enne, secondo quanto riportato nell'ordinanza ha «una forma di dipendenza psicologica dall'attuale compagno, che l'ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo dell'inflizione di enormi danni alla figlia».

La sensazione di essere libera, scrive il gip, «finalmente sollevata» per un po' dal peso di essere, come più volte ha ripetuto, una «ragazza madre» ha rappresentato per Pifferi una «indiscutibile urgenza» che, secondo il giudice, si era persino «accresciuta» nei giorni prima dell'abbandono quando la bimba non era stata bene per il caldo. Probabilmente la donna avrebbe anticipato la partenza al 14, per «preservare quella relazione già in crisi» .

Gli inquirenti, al momento, hanno ritenuto che non ci fosse alcuna esigenza di richiedere una perizia psichiatrica o di effettuare una consulenza sullo stato mentale della donna, che è apparsa lucida e presente a se stessa.

L’autopsia disposta sul corpo della bimba servirà a chiarire le cause esatte della morte, e a dare una risposta al sospetto, alimentato da un flacone di En (benzodiazepine) mezzo vuoto trovato in cucina, che la madre abbia sedato la piccola prima di abbandonarla (nessun vicino ha sentito piangere). In caso fosse provato ciò verrebbe riconsiderata anche l'aggravante della premeditazione. Gli inquirenti, tra l’altro, contesteranno nei prossimi giorni a Pifferi anche l’accusa di abbandono di minore per gli episodi precedenti nei quali avrebbe lasciato la figlia sola nell’abitazione.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: