«Un emendamento dei relatori sui referendum abrogativi impedisce al popolo di intervenire chirurgicamente sulle leggi: questo significa che non saranno più ammissibili i referendum sulle leggi elettorali, che pure hanno svolto un ruolo importante nella storia recente d’Italia. Sarebbe un peccato». Renato Balduzzi, presidente di Scelta Civica e costituzionalista, mette in guardia su alcuni aspetti delle riforme targate Renzi e Boschi.
Onorevole Balduzzi, che cosa la colpisce di più nel progetto di riforme che sta prendendo forma?In generale, vorrei dire che la nostra Costituzione è nata da un confronto tra tradizioni politiche diverse che hanno indicato, oltre alle regole della convivenza politica e dell’architettura dello Stato, anche un orizzonte ideale. Il dibattito seguito fin qui mi è sembrato molto concentrato sull’efficienza, sulla rapidità, che sono elementi importanti, ma è mancato un adeguato respiro politico-culturale. Siamo noi all’altezza dei nostri progenitori? Renzi, che ha radici solide nel mondo dei cattolici democratici, che furono una delle componenti fondamentali durante i lavori dell’Assemblea Costituente, può ancora dare un colpo d’ala, per rendere il dibattito sulle riforme più robusto dal punto di vista culturale e più elevato politicamente.
Concretamente, lei che modifiche suggerirebbe?Insisterei di più, da cattolico democratico, sull’importanza dei corpi intermedi che sono quelle istituzioni della società che si pongono tra persona e Stato. Credo che un Senato veramente rappresentativo del pluralismo sociale non debba limitarsi a rispecchiare il pluralismo degli enti territoriali, ma aprirsi di più, prevedendo forme di rappresentanza anche dal mondo del sociale, della cultura, dell’economia, delle associazioni.
E poi?Un altro tema che mi sembra di fondamentale importanza è quello delle maggioranze qualificate: i quorum della Costituzione non hanno più lo stesso significato. E non da oggi, ma dal 1994, quando si passò da una legge superproporzionale a una prevalentemente maggioritaria. Il problema si ripropone oggi di fronte a una legge elettorale, l’Italicum, che produce effetti fortemente maggioritari. E, dunque, bisogna alzare i quorum, a cominciare da quelli per l’elezione del presidente della Repubblica (e qui si dovrebbe anche pensare ad ampliare il collegio) e per tutte le decisioni di garanzia: l’elezione dei giudici costituzionali, dei membri del Csm, la revisione costituzionale e così via. Sia il presidente Renzi sia il ministro Boschi si sono detti molto sensibili a questi temi, quindi sono fiducioso che verranno affrontati e risolti.
Al suo partito non sembra entusiasta dell’Italicum.Noi di Scelta Civica ci siamo astenuti sulla prima votazione, per ragioni di incostituzionalità e per questioni di merito. Mi riferisco, in particolare, all’abbinamento tra soglie elevate e premio di maggioranza, che ci pare macchinoso ed eccessivo. Quanto alla scelta dei cittadini dei propri rappresentanti, siamo favorevoli all’introduzione del collegio uninominale all’interno dell’impianto dell’Italicum.