venerdì 25 ottobre 2013
​L’ultimo escamotage: «Deturpano ambiente e monumenti». E in periferia obbligatori maxiparcheggi per evitare ingorghi.
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​Cosa possono fare i Comuni per respingere l’invasione di slot machine e videolotterie? In teoria quasi nulla. Ma basta studiare a fondo le pieghe del diritto amministrativo per riuscire ad alzare un minimo di argine normativo. È quanto ha fatto il Comune di Bergamo: nel 2012 il Consiglio approvò un regolamento in cui si impedivano nuove aperture a meno di quattrocento metri da scuole, ospedali e altri luoghi sensibili. Adesso la giunta prepara una nuova mossa: dichiarare urbanisticamente incompatibile la presenza delle sale giochi nelle aree centrali. L’idea, un vero uovo di Colombo, è venuta all’assessore delle Attività produttive Enrica Foppa Pedretti. «C’era bisogno di mettere qualche paletto e ho avuto questa intuizione, poi i nostri uffici tecnici sono stati bravi a studiare la soluzione pratica». In breve, la giunta ha chiesto di inserire una modifica nel piano delle regole (quello che dà attuazione al Piano di governo del territorio), in virtù della quale non si potranno più aprire sale giochi nel centro storico e nei borghi, né tantomeno in Città Alta. Il provvedimento è in fase di valutazione in commissione urbanistica, poi approderà in Consiglio. E, salvo colpi di scena, sarà approvato.

L’azzardo avrà vita dura anche nella "città consolidata", ovvero in periferia: sarà considerato un’attività che genera un "carico" urbanistico elevato, ovvero un impatto pesante sulla viabilità e la vivibilità del quartiere. Di conseguenza, le sale giochi potranno aprire solo in presenza di un numero adeguato di parcheggi. Una soluzione simile è già stata adottata dal Comune di Cernusco sul Naviglio. Secondo la giunta bergamasca, sarà difficile vincere un eventuale ricorso al Tar. «La competenza in materia urbanistica spetta al Comune» spiega l’assessore Foppa Pedretti, che aggiunge: «Qualche paletto bisogna pur metterlo. Vediamo famiglie sul lastrico e giovani schiavi di queste macchinette che io definisco infernali». Bergamo non è Las Vegas, ma si è comunque superato il livello di guardia. «Nel 2012 le sale giochi sono aumentate del 20% - prosegue Foppa Pedretti - quest’anno ne sono già state inaugurate altre quattro. Siamo arrivati a ventidue solo in città, decisamente troppe. Il gioco non va demonizzato, ma questa offerta esagerata ha un influsso nefasto sull’aumento della ludopatia». Bergamo conduce la sua battaglia anche a colpi di appelli: «Abbiamo firmato sia il manifesto dei sindaci italiani sia quello dei sindaci bergamaschi. Abbiamo anche aderito alla campagna di raccolta firme per sostenere la proposta di legge popolare che intende tutelare la salute attraverso il riordino della materia del gioco d’azzardo. Perché ricordiamoci che il Comune è responsabile della salute dei suoi cittadini e come tale ha il dovere di agire». L’assessore ritiene di interpretare bene il sentimento popolare: «In ogni quartiere dove doveva aprire una nuova sala è nata una protesta spontanea: ovunque si sono formati comitati di residenti per dire no alle slot. Piuttosto colpisce l’assenza dello Stato, che non sembra rendersi conto della gravità del problema».

In un recente convegno sul tema organizzato dalla Cisl orobica, don Virginio Colmegna ha puntato il dito contro i "grandi interessi" che tirano le fila dell’azzardo, tra cui ci sarebbe anche il crimine organizzato. «Ne siamo consapevoli - sottolinea Foppa Pedretti - Le multinazionali del settore considerano la provincia italiana come terra di conquista, da spremere il più possibile. Quanto al resto, ci fidiamo di chi gestisce la sicurezza pubblica. Non ci lasciamo certamente intimidire e andiamo avanti per la nostra strada».

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