Non c’è spazio «né per centrini né per esperimenti neocentristi». L’unico obiettivo realistico è di «avviare una nuova aggregazione», far partire «un nuovo motore dell’area moderata che a livello europeo si riconosce nel Ppe». La speranza è quella di «raccogliere le forze popolari, moderate e alternative alla sinistra, e recuperare i consensi di chi non è più motivato a votare le attuali sigle politiche. E anche di quegli elettori riformatori, liberali e popolari che hanno votato Forza Italia e ora si sono accorti che quel partito si sta sciogliendo come un iceberg sotto il sole». A cinque giorni del congresso "fondativo" del Nuovo centro destra, in calendario da venerdì prossimo a Roma, Angelino Alfano, leader designato del nascente movimento, prova a misurarsi con l’ampiezza della sfida lanciata, senza sottrarsi a un esercizio di sano realismo, a cominciare dalle cifre dell’ultimo sondaggio in vista del voto per Strasburgo del 25 maggio.
Il 6 per cento scarso che vi assegnano a cinquanta giorni dal voto vi soddisfa o vi delude?Mi pare un’ottima base di partenza per chi come noi si considera una "
start up". Oggi noi abbiamo una funzione molto importante: siamo il vero voto utile, sia per sostenere un governo che fa le riforme, diminuisce le tasse e smonta la legge Fornero, sia per arginare l’ondata solamente distruttiva di chi si candida per fare opposizione e non per governare.
Però siete sempre molto lontani dai primi tre - Pd, Fi e M5S - e quasi pari a una Lega che sembrava un po’ in disarmo.Oggi c’è una grande contestazione nei confronti dell’Europa. Ci sono alcuni partiti che si caratterizzano per questo antagonismo, questo antieuropeismo spinto, che frutta loro pochissimi punti o decimali di punto. La nostra linea prevarrà nelle prossime settimane, man mano che diventerà più chiaro ai cittadini che sostenere noi significa consolidare questa stagione di riforme e di cambiamento e man mano che si capirà che la giusta direzione è quella di chi vuole andare in Europa per cambiare le cose, non quella di chi vuole uscirne o scacciarne l’Euro.
Vi si accusa di volere, in realtà, garantire solo la sopravvivenza di frammenti sparsi di una classe dirigente senza più approdi.Noi abbiamo un progetto di grande forza sul terreno economico, che si traduce nella riduzione delle tasse, nella difesa delle partite Iva e degli autonomi e nell’aiuto alla famiglia. Sintetizzo: vogliamo sostenere il ceto medio che ha sempre rappresentato la grande forza dell’Italia. Noi difendiamo idee e valori sulla base di programmi chiari, non poltrone.
E questa faccenda del suo nome nel simbolo? Dicono che lei non era d’accordo: allora perché metterlo?La scelta del nome nel nostro simbolo è stata fatta dai gruppi dirigenti, per rappresentare meglio la separazione della nostra strada da quella di Forza Italia e da Berlusconi, che in tanti non si aspettavano.
C’è chi sostiene che questa separazione non è poi così definitiva...Mi pare che le vicende siano state talmente traumatiche e dolorose che solo chi è in malafede può pensare questo. La verità è che il nostro è il primo vero tentativo di ricomposizione di una frattura nell’area moderata e popolare che è stata storicamente alternativa alla sinistra. Ovvio: è un primo passo, ma siamo gli unici a compierlo. Dopo tante separazioni, siamo i primi che uniscono.
Berlusconi intanto silura la riforma del Senato e rende più difficile il cammino del governo.Non mi sorprende, è solo l’inizio. Noi andiamo avanti, il testo della riforma si può migliorare in aula, ma non bisogna fermarsi. Se sarà approvata con meno dei due terzi, si andrà al referendum e fonderemo la Terza Repubblica su una base popolare inattaccabile.
Ma in che modo pensate di poter contrastare i tanti populismi che gareggiano contro la Ue?Ci sono varie tonalità in questo coro di "no all’Europa": quella grillina, quella leghista e quella di destra con Fratelli d’Italia. Noi ci batteremo invece per un’Europa migliore, che sappia far ripartire la crescita, creare occupazione e contrastare i mercanti di morte che minacciano le nostre frontiere.
A proposito: lei ha appena parlato di 600mila disperati che bussano alle nostre porte. La passività dell’Europa su questo punto non dà altri argomenti a chi la contesta alla radice?L’altroieri la Malmström ha confermato che le nostre stime sono fondate. La risposta va data su tre livelli. Il primo in Africa, dove va bloccato un traffico di essere umani con migliaia di persone passate da tribù a tribù, al costo di tantissima gente che muore. Il secondo livello è il soccorso in mare: noi siamo campioni del mondo di accoglienza e le nostre navi sono in azione "h24" per salvare vite, con un costo di 300mila euro al giorno. Il terzo è la frontiera, che non è solo nostra ma dell’intera Europa e, come tale, va difesa da tutta l’Unione...
Appunto: l’impressione, anche di chi andrà a votare, è che siamo ancora parecchio soli.Questa sarà la nostra battaglia per la prossima legislatura in Europa: rafforzare Frontex e far sì che l’analisi sui flussi dei migranti non sia solo quantitativa, per cui noi, avendone ancora meno dei Paesi del Nord, dobbiamo accettarli e basta. Perché da noi c’è la specificità del mare, che non è solo nostro ma di tutti.
Resta il fatto che l’Europa oggi non gode di grandi simpatie: come far girare il vento?Difendendo accanitamente l’idea di un’Europa irrinunciabile, che da decenni garantisce la pace tra i popoli: è una cosa da non dimenticare mai, viste le tante guerre vicine a noi. E poi contrastando l’immagine di un’Europa indifferente alla povertà che cresce e di un’Europa dei burocrati e delle lobby, che allontana dai cittadini la percezione della sua utilità. Guai dunque a continuare con una politica economica che rischia di trasformare il sogno dei Padri fondatori nell’incubo delle nuove generazioni.
A Strasburgo si preannuncia una legislatura decisiva per l’economia, ma anche per l’area dei diritti personali e comunitari. I vostri candidati ne sono consapevoli?Noi metteremo in campo gente con valori chiari. In Europa rischia di affermarsi un filone di idee iperlaicista, già ispiratore di scelte in alcuni Paesi che noi non condividiamo. Sarebbe gravissimo se questo filone riuscirà a intercettare e a tradurre queste idee in regolamenti e direttive comunitarie. Sarà indispensabile difendere il valore della vita, la centralità della persona e l’idea che nessun parlamento può fissare il diritto di nascere e di morire. Inoltre va messo al centro il valore della famiglia e il rispetto del diritto naturale, presupposto del primato della persona sullo Stato.