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Sull’autonomia differenziata l’equilibrio tra le forze di governo è saltato. Ieri il governatore della Calabria Roberto Occhiuto, vicesegretario di Forza Italia, è uscito definitivamente dal limbo e ha pronunciato parole che il partito non ha censurato, anzi. «Non ho pregiudizi sull’autonomia differenziata. Il ddl Calderoli, che non è uno “spacca Italia”, è stato migliorato grazie a FI, ma la legge andava maggiormente approfondita. Ci sono materie, come quelle non soggette ai Lep, per le quali si potrebbero fare subito intese. Su questi temi, invece, serve un surplus di riflessione per capire se ci possano essere ricadute negative per le Regioni del Sud». Occhiuto chiede dunque al governo una «moratoria». Ovvero: si evitino «intese con le Regioni, anche su materie non Lep, fino a quando non sarà superata la spesa storica».
Sono parole che hanno il peso di chicchi di grandine sul governo. E forse non è un caso che nell’ordine del giorno del Cdm previsto stamattina sia stata inserita una «informativa» del ministro Calderoli sull’attuazione della legge che porta il suo nome. Il ministro leghista è in una morsa: da un lato Forza Italia e anche FdI che non vorrebbero intese sino a quando non sono pronti i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), da un lato i governatori del suo partito, il veneto Zaia in testa, che vogliono subito l’autonomia sulle nove materie che non hanno bisogno di Lep (organizzazione della giustizia di pace, rapporti internazionali e con l’Ue, commercio con l’estero, professioni, protezione civile, previdenza complementare e integrativa, coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, casse di risparmio, enti di credito fondiario e agrario).
Meloni vuole che da Calderoli arrivino parole in grado di calmare le acque, e che dunque in sostanza rassicurino sul fatto che non ci sono intese regionali in vista a breve termine. Ma la coperta, evidentemente, è corta. Anche perché il discorso di Occhiuto è più ampio ed è un vero e proprio avviso sulle conseguenze del referendum abrogativo sull’esecutivo. «Sono certo che i cittadini della Calabria voterebbero contro l’autonomia differenziata. In generale al Sud credo che finirebbe 90-10 o 80-20. Al Nord poi questo risultato non sarebbe compensato». Occhiuto non se la sente nemmeno di rassicurare sino in fondo sul fatto che il Consiglio regionale calabrese, a maggioranza di centrodestra, rigetterà la richiesta di referendum.
Il punto non è tanto nelle reazioni del centrosinistra («Occhiuto firmi per i referendum», «pentimento tardivo...»), quanto nella reazione di Tajani. La moratoria, dice il vicepremier forzista, «è la richiesta del presidente di una Regione del Sud, le richieste sono legittime. Noi attraverso l’Osservatorio vedremo l’evoluzione della situazione. Prima - rimarca - devono essere fatti i Lep». Intanto con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Dpcm regolatorio viene attivata la piattaforma digitale pubblica e gratuita dedicata alla raccolta delle firme: un atto dovuto e a lungo atteso che ora torna comodo alle opposizioni.
Trovare allo stato un tema su cui la maggioranza viaggi compatta è difficile. Non si diverge solo sulla posizione internazionale ed europea. Ci sono cumuli di dossier interni. Sulle carceri Forza Italia ha fatto passare il decreto ma annuncia un’iniziativa con i Radicali lunedì, per le ire della Lega. Il Carroccio si “vendica” sulla Rai. A fronte dell’ipotesi di andare in aula la settimana prossima per eleggere i componenti del Cda che spettano al Parlamento, il Carroccio fa sapere che potrebbe essere un «esercizio sterile» senza un «tavolo» sulla «nuova governance».
E che dire ancora delle province. L’idea di farle tornare pienamente elettive è andata in stallo prima delle Europee, e così la Lega rilancia con una proposta di legge. La briga di replicare se la prende Fratelli d’Italia, rinviando il tema al Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (Tuoel). E anche i capitoli formalmente chiusi, come quello sulle liste d’attesa in Sanità, vengono riaperti. «Io non sono così contenta di questo decreto - dice l’azzurra Licia Ronzulli -. Non è assolutamente un decreto risolutivo. È un provvedimento tampone».
Si va così in ordine sparso che Matteo Renzi, ormai re-innestato nel centrosinistra, già vede il «voto anticipato» senza alcun passaggio “tecnico”.