Gli scontri? «Inammissibili». E, dunque, sì alla libertà di manifestare «pacificamente», no alle violenze. Non poteva essere più netta la condanna del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Che, con una nota, ha preso subito posizione sui disordini avvenuti attorno alla villa di Arcore. Il capo dello Stato, informa un comunicato, «ha chiesto al ministro dell’Interno informazioni sui gravi episodi di scontri tra dimostranti e polizia verificatisi nei pressi della residenza del presidente del Consiglio ad Arcore». Da questa conversazione, continua la nota, «è risultato che i promotori della manifestazione, rispettando le modalità concordate con le autorità di polizia, sono rimasti estranei a ogni deviazione dal percorso stabilito e a ogni violenza». E, dunque, è inaccettabile che «il diritto costituzionale a manifestare pacificamente» degeneri «specie in un momento di tensione politica e istituzionale come quello attuale in inammissibili disordini e scontri provocati da gruppi estremisti». Il ministro Roberto Maroni gli ha fatto subito eco: «La protesta è sempre legittima ma quando diventa atto di violenza e si lanciano sassi e bottiglie contro i poliziotti non c’è nessunissima giustificazione». E ha aggiunto: «Sono fatti che vanno colpiti e continueremo a farlo: spero che chi si è reso responsabile dell’aggressione ai poliziotti subisca una condanna esemplare». Intanto il giudice di Monza, Natalino Simone Airò, ha convalidato il fermo per i due manifestanti arrestati domenica, Giacomo Sicurello e Simone Cavalcanti, ma ha respinto la proposta del pm di custodia cautelare. I giovani, che si proclamano innocenti, insomma, sono tornati a casa. In attesa di conoscere come andrà a finire il processo, che è stato rinviato al prossimo 7 marzo, data in cui dovrebbe essere emessa la sentenza. Tutto il Pdl plaude alla tempestività e alle parole chiare di Napolitano. Dice per esempio Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati: «Il presidente Napolitano ha colto l’esigenza di fermare, finché si è in tempo, una deriva che potrebbe determinare un corto circuito; per cui, come già avvenuto nel passato, si passa dall’esercizio di polemiche frontali a manifestazioni che debordano nella violenza». Ma in molti storcono il naso contro la decisione del tribunale di Monza di scarcerare i due giovani. Antonio Leone, vicepresidente del Pdl, afferma: «La violenza e resistenza a pubblico ufficiale sono ormai derubricate a innocenti goliardate. Per la verità, credevamo che fossero dei reati». E il ministro della Difesa Ignazio La Russa ironizza: «Scarcerati? Eh, certo, il loro era un atto nobile». Ancor più esplicito il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato: «Basta pestare poliziotti e carabinieri e avercela con Berlusconi per garantirsi sconti assicurati dalla magistratura. Quasi un lasciapassare. Fosse stata all’inverso, la situazione, ci sarebbe stata subito la galera».