«Stiamo lavorando alacremente sulla documentazione giudiziaria relativa all’inchiesta "Mondo di mezzo", con l’intenzione di chiedere in tempi brevi di poter commissariare quegli appalti relativi alla gestione di importanti servizi nel territorio capitolino, per i quali esistono evidenze di fatti corruttivi...». È lo stesso Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione, a spiegare ad
Avvenire quale sarà l’effettivo approccio dell’Anac rispetto alle presunte connivenze mafiose fra criminali e amministrazioni locali, messe in luce dalle investigazioni della procura di Roma. «Ci stiamo muovendo con estrema attenzione, ma anche con celerità», sottolinea Cantone.
PRIME AZIONI SU APPALTI ENTRO NATALEIl punto di partenza è rigorosamente normativo: la legge che ha consentito all’Autorità di commissariare singoli appalti del Mose a Venezia e dell’Expo 2015 a Milano è applicabile sulla carta anche a Roma. Ma vista l’imponente mole di dati investigativi raccolti dal Ros dei Carabinieri a supporto dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Flavia Costantini, l’Anac sta avviando una preliminare opera di setaccio, per capire quali e quante siano le assegnazioni sospette al centro dell’inchiesta e quali e quante siano le altre forme contrattuali di gestione di servizi affidate sulla base di procedure sospette o viziate da episodi corruttivi. Il ristretto gruppo della Guardia di finanza in forza agli uffici dell’Anac sta già esaminando con attenzione la documentazione giudiziaria emersa dall’inchiesta, per stilare un primo elenco degli appalti citati, e lo stesso Cantone ha iniziato a prenderne direttamente visione. In cima alla lista, potrebbe figurare la gestione dell’Ama (la municipalizzata che si occupa del ciclo dei rifiuti nel comune di Roma, da anni col bilancio in rosso), di cui uno degli arrestati nell’inchiesta, Franco Panzironi, è stato amministratore delegato («Erano appalti puliti», si è difeso lui nei giorni scorsi nell’interrogatorio di garanzia a Regina Coeli). Ma potrebbero finire sotto la lente d’ingrandimento dell’Anac anche situazioni che non sono propriamente «appalti», ma assegnazioni dirette con procedure d’urgenza, come quelle relative alla gestione di alcune strutture d’accoglienza per Rom e per migranti, da parte della cooperativa «29 giugno» e di altre realtà collegate a Salvatore Buzzi, arrestato con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso e altri reati.«Non pensiamo ad alcuna
task force», precisa il presidente Cantone. La legge già affida al presidente dell’Anac la prerogativa di chiedere all’autorità territoriale di governo di poter commissariare la gestione di un singolo appalto: «Dovrò preparare, e motivare, tante richieste singole per quanti saranno gli appalti di cui intendo chiedere la gestione commissariale». Saranno richieste argomentate e corpose: quella relativa ad alcuni lavori del Mose si aggirava sulle trenta pagine. Ma negli uffici dell’Anac si procede a ritmi serrati: «Immagino di poter inviare le prime al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro in tempi brevi – conclude Cantone –, nella speranza di poter cominciare a commissariare già prima di Natale qualcuno degli appalti in questione».
INCONTRO MARINO-PREFETTO L’IPOTESI «ISPEZIONE»Intanto c’è attesa per l’incontro fra il sindaco di Roma Ignazio Marino e il prefetto Giuseppe Pecoraro, che ancora non ha reso noto quali determinazioni intenda adottare nei confronti dell’amministrazione capitolina. Restano tre possibilità sul tappeto: «Per Roma potrebbero esserci tre ipotesi, dopo la valutazione delle carte dell’inchiesta: o un accesso agli atti; o lo scioglimento; o una terza via che prevede di non intervenire, essendo in corso l’attività giudiziaria», ha sintetizzato l’altro ieri lo stesso Pecoraro, in costante contatto col ministro dell’Interno Angelino Alfano, che prende tempo: «Ho parlato col prefetto, che ha studiato le carte. Valuteremo il da farsi». L’ipotesi al momento più probabile, secondo alcune fonti del Viminale, è quella di non avviare subito la procedura per lo scioglimento, ma di procedere all’invio di commissari prefettizi, con compiti ispettivi, in Campidoglio. Le condizioni per farlo, sulla carta, ci sono: se i «gravi indizi di inquinamento» previsti dalla legge sono «presunti» e necessitano di ulteriori approfondimenti, si può avanzare una proposta al ministro, che disporrà l’invio di una squadra di «commissari».Nel frattempo, il sindaco lavora a un «trapianto di legalità» che prevede un rimpasto della giunta (fra gli indagati nell’inchiesta della procura figura l’assessore alla Casa, Daniele Ozzimo, dimessosi dopo l’informazione di garanzia), con l’aggiunta di un assessore alla legalità, per il quale circolano nomi di magistrati di vaglia come l’ex procuratore di Torino Gian Carlo Caselli, da un anno in pensione.