Nell'attentato di domenica scorsa davanti a Palazzo Chigi non si riflette un rischio concreto di "focolai di piazza o tentazioni eversive". Lo ha detto oggi al Senato il ministro dell'Interno
Angelino Alfano, riferendo della sparatoria in cui Luigi Preiti, un disoccupato calabrese con problemi personali, ha ferito due carabinieri, uno dei quali rischia la paralisi. "Nell'interrogatorio l'attentatore ha detto che aveva l'intenzione di compiere un'azione violenta contro un politico per poi suicidarsi", ha raccontato Alfano, secondo cui Preiti ha esploso sette colpi di pistola contro Giuseppe Giangrande, il ferito più grave, e Francesco Negri, entrambi in servizio di ordine pubblico in piazza Colonna, quando si è reso conto che non avrebbe potuto centrare il suo obiettivo. "Al momento l'ipotesi investigativa è quella di un gesto isolato". "Preiti non era mai stato segnalato in contesti eversivi... Era disoccupato, con una situazione economica e familiare piuttosto difficile". Il ministro ha comunque avvertito che sono state intensificate le misure di prevenzione nel territorio e di vigilanza degli obiettivi sensibili.
CONDIZIONI DEL BRIGADIERE SONO STABILINon cambiano, intanto, le condizioni del brigadiere Giangrande, 50 anni, che ha riportato una lesione vertebrale cervicale. Giangrande, come si legge nel bollettino emesso dal Policlinico Umberto I, è "sedato e ventilato in quanto al momento non è possibile garantire un'autonomia respiratoria efficace e continuativa", e le sue condizioni "restano stabili".
PREITI SARA' INTERROGATO DOMANI"Questa mattina il giudice per le indagini preliminari Bernadette Nicotra ha ricevuto dalla procura il documento con il quale si chiede la convalida dell'arresto di Preiti, riferiscono fonti giudiziarie. L'uomo sarà interrogato domani mattina nel carcere di Rebibbia. Le accuse a suo carico sono tentato omicidio con l'aggravante di aver colpito un pubblico ufficiale in servizio, porto e detenzione illegale di arma da fuoco.Secondo i pm di Roma, Luigi Preiti ha agito da solo, non aveva complici, né mandanti. .