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Alessio (nome di fantasia) è un ragazzo di 15 anni che frequenta la prima superiore a Milano. A seguito di un intervento chirurgico è rimasto su una carrozzina senza poter camminare e con le conseguenze di una tracheostomia che lo obbligano ad essere alimentato attraverso un tubo direttamente nello stomaco. Lo studente ha l’assistenza didattica con il suo professore di sostegno ma gli manca la parte di supporto infermieristico e la madre è costretta a rimanere a scuola al suo fianco per pulire e controllare le apparecchiature che lo tengono in vita.
«La nostra famiglia ha l’assistenza domiciliare e il preside della scuola che mio figlio frequentava prima dello scoppio della pandemia si era informato su come far assistere Alessio nelle ore in cui era nell’istituto, scoprendo che parte delle ore in cui l’infermiere operava nella nostra casa potevano essere dirottate su quelle che trascorreva tra i banchi», spiega mamma Martina (altro nome di fantasia). E dopo cos’è successo? Alla fine del lockdown con il ritorno graduale alla "normalità" e il rientro progressivo degli studenti a scuola gli infermieri sono stati destinati ad occuparsi dei malati di Covid e poi alla distribuzione dei vaccini facendo mancare l’abituale e necessaria assistenza a chi soffre di infermità e malattie. «La scuola non è responsabile e nemmeno il Comune né l’Ufficio scolastico territoriale» afferma la mamma, che ha cercato una risposta alla propria drammatica situazione facendo una denuncia pubblica tramite un filmato della giornata sua e del figlio e spedendo il video al sito "MilanoToday". Il grande problema, pero, è che non si riesce alla fine a capire se la responsabilità di fornire le cure adeguate ai malati come Alessio sia della Regione, di Ats, del sistema sanitario nazionale o di altri, lamenta la signora Martina che sta combattendo una battaglia non solo per suo figlio ma per tutti gli infermi che come lui hanno bisogno di essere seguiti non solo a livello didattico ma anche medico per problemi fisici che non possono essere a carico di famiglie spesso già con numerose problematiche accresciute in questo periodo storico particolare.
Da parte sua l’Ufficio scolastico regionale dichiara di non essere stato messo a conoscenza del caso «ma se abbiamo un ufficio scolastico territoriale è proprio per risolvere i problemi dei ragazzi a livello locale» commentano dagli uffici di via Polesine. E nemmeno in Comune era giunto l’Sos per Alessio e la sua famiglia: «Noi ci occupiamo di fornire insegnanti di sostegno per l’aiuto didattico non della parte infermieristica» è stato il commento di Palazzo Marino, che appena saputo delle situazione si è comunque attivato per capire cosa fosse successo e come è possibile aiutare mamma Martina.
Ora che il caso è uscito dagli ambiti istituzionali entrando anche in quelli della cronaca, gli enti scolastici e sanitari hanno garantito una rapida soluzione sostenendo che Alessio otterrà l’assistenza richiesta, contando anche sul superamento della fase acuta del periodo Covid che permette una ridistribuzione del personale sanitario. Il ragazzo e la sua famiglia attendono con speranza, ma intanto i giorni passano.