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Domenica nelle chiese italiane si è pregato per l’Afghanistan, oltre che per Haiti. E proprio prendendo spunto da questa corale orazione, l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia ha rivolto un appello alla sua diocesi, per coniugare preghiera e carità. Accogliere e aiutare chi fugge dall’Afghanistan è «un dovere che ci viene dalla fede», ha sottolineato. Aggiungendo: «Oso rivolgere questo appello, perché so di poter contare sulla risposta pronta e generosa di comunità e famiglie. Per noi credenti non si tratta solamente di collaborare a una azione umanitaria, ma di mettere in pratica quel richiamo all’accoglienza e al servizio del prossimo che ci vengono direttamente dall’adesione al Vangelo di Gesù Cristo».
Nosiglia ha chiesto dunque alla comunità di «mettere a disposizione di questi fratelli qualche opportunità di accoglienza abitativa e di primo accompagnamento ai bisogni personali. Comunità parrocchiali, fraternità religiose, gruppi di famiglie o gruppi di impegno religioso valutino come sia loro possibile accogliere una o più persone tra questi nuovi ospiti, in locali comunitari o privati». Naturalmente con il supporto della Caritas e in accordo con prefetture ed enti locali. Anche la diocesi di Trento è pronta per l’accoglienza. «Ci impegniamo - ha detto ieri l’arcivescovo Lauro Tisi - a dare ospitalità, come accaduto con chi era in fuga dalla Siria, a quanti arriveranno attraverso i corridoi umanitari, ma vorremmo anche richiamare l’attenzione su chi cercherà una via di salvezza attraverso altre strade, come la martoriata rotta balcanica, dimenticata dai media.
La porta di chi ha la fortuna involontaria di vivere in libertà e democrazia - ha concluso l’arcivescovo - non può che essere aperta a chi non gode della stessa sorte: lo chiede sì il Vangelo, ma è scritto - se solo lo vogliamo riconoscere - nel Dna stesso di ogni essere umano». A Marsala, invece, (diocesi di Mazara del Vallo) siamo già alle riunioni organizzative per accogliere i nove profughi che stanno per arrivare. Già partita la raccolta di fondi e di viveri per sostenere l’iniziativa, coordinata dall’Opera di Religione monsignor Gioacchino Di Leo.
Mobilitata anche la diocesi di Savona-Noli, dove il vescovo, monsignor Calogero Marino, ha individuato una struttura di accoglienza, che nei prossimi giorni diventerà operativa. «Dobbiamo accogliere i profughi come fratelli - ha scritto il presule in una lettera alla diocesi -. Spero che quanti accoglieremo ci aiuteranno a convertirci, e a passare dalla durezza che esclude alla capacità di guardare con occhi nuovi». Appelli all’accoglienza di quanti si vedono negate le libertà democratiche anche dal Centro Astallia («Metteremo a disposizione tutta la nostra esperienza - dice il presidente, padre Camillo Ripamonti – e collaboreremo per la loro integrazione); da Renata Natili Micheli, presidente nazionale del Centro Italiano Femminile (Cif) e da Venere Fiorenza, dirigente Steadfast, organizzazione umanitaria in difesa dei diritti umani. «L’Ue attivi subito dei corridoi umanitari». (r.r.)